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Questo articolo è stato pubblicato il 10 marzo 2013 alle ore 08:20.

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Del resto, star fuori dalla moneta unica non protegge più l'economia. La Polonia, unico Paese Ocse ad aver evitato la recessione nel 2008, ormai ha perso smalto e ha archiviato il 2012 con una crescita del 2 per cento. Un miraggio per economie come Italia, Spagna o Francia. Troppo poco per Varsavia, che nutre l'ambizione di colmare in fretta il gap con i partner più forti. Per sostenere l'economia, la Banca centrale ha tagliato i tassi cinque volte da novembre (l'ultima risale al 6 marzo), portandoli dal 4,75 al 3,25%, minimo storico. Anche così, la disoccupazione ai massimi dal 2007 (al 14,2%) abbatte i consumi, che rappresentano il 62% del Pil. Solo l'export, per quanto in frenata, tiene il Paese su un sentiero di crescita. Nell'ultimo trimestre del 2012, il prodotto interno lordo è avanzato dell'1,1%, il passo più lento dal 2009. Per quest'anno si prevede una crescita dell'1,2%, il risultato "peggiore" dal 2001.
Per Varsavia, l'euro non è nemmeno una scelta del tutto libera. A differenza di Regno Unito e Danimarca, che hanno deciso di restare fuori, la Polonia e i Paesi dell'ex blocco sovietico entrati nell'Unione europea si sono impegnati ad adottare la moneta comune. Non sono state fissate date, ma l'accordo è che spediscano in soffitta le proprie valute una volta raggiunti i criteri di Maastricht. Già da quasi 10 anni queste economie, oltre a ricevere la gran parte dei fondi strutturali erogati da Bruxelles per lo sviluppo delle economie più arretrate, fanno leva sul minor costo della mandopera e sul cambio flessibile per esportare proprio nei mercati dell'Eurozona. Un doppio vantaggio competitivo: al secondo, prima o poi, dovranno rinunciare. Slovenia, Slovacchia ed Estonia lo hanno già fatto. La Lettonia lo farà l'anno prossimo e la Lituania punta a entrare nel 2015. Varsavia può rimandare l'appuntamento, ma non per sempre.
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Il commento
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Favorevoli e contrari
Moneta: sterlina
Londra non ha nessuna intenzione di entrare nell'Eurozona, anzi sta valutando se restare o meno nell'Unione europea.
Moneta: corona
Stoccolma non ha opt-out sull'euro e sarebbe tenuta a entrare, ma i partiti si sono impegnati a tenere un referendum e il tema non è in agenda
Moneta: corona
La corona danese è agganciata all'euro. Nel 2000 il Paese ha votato con referendum sull'ingresso: hanno vinto i no con il 53,2%.
Moneta: corona
Praga aveva indicato il 2010 per il changeover, ma la crisi ha fatto slittare l'appuntamento. Non se ne parlerà fino al 2019.
Moneta: lita
La Lituania tiene la propria moneta agganciata all'euro e si prepara a entrare nell'Unione monetaria nel 2015.
Moneta: lats
Riga è pronta a fare ingresso nell'Eurozona e ha presentato domanda formale di adesione: appuntamento all'anno prossimo.
Moneta: zloty
Un rinvio dopo l'altro ha fatto scivolare l'indicazione di una data per l'ingresso a dopo il 2015: l'adesione rischia di slittare fino al 2020.
Moneta: lev
Il lev è ancorato all'euro, come prima lo era al marco tedesco. L'ingresso nell'Eurozona potrebbe avvenire nel 2015.
Moneta: leu
Come per altri Stati dell'ex blocco sovietico l'ingresso nell'euro, più volte annunciato continua a slittare, forse fino al 2019.
Moneta: fiorino
Budapest non ha indicato date, ma il primo ministro Viktor Orban ha dichiarato che non si aspetta l'ingresso nell'euro prima del 2020.

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