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Questo articolo è stato pubblicato il 13 marzo 2013 alle ore 13:17.

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Raffaele Guariniello (Afp)Raffaele Guariniello (Afp)

Condanna a venti anni di reclusione per i vertici della multinazionale dell'amianto Eternit. È la richiesta presentata oggi dal pm Raffaele Guariniello nell'ambito del processo di appello per in corso presso il Tribunale di Torino.

Al centro della vicenda giudiziaria lo svizzero Stephan Schmidheiny e per il belga Louis de Cartier, imputati e condannati in primo grado, nel febbraio del 2012, per i reati di disastro ambientale doloso permanente e omissione dolosa di cautele antinfortunistiche nel processo per le migliaia di morti provocate dalla contaminazione dell'amianto negli stabilimenti piemontesi, a cominciare dal polo di Casale Monferrato.

La requisitoria del pm Guariniello è durata circa tre ore mentre la sentenza di secondo grado è attesa per la fine di maggio. La richiesta del pool di magistrati che rappresentano l'accusa punta a inasprire la condanna inflitta dal tribunale in primo grado, una condanna a 16 anni di carcere.

«Gli imputati - ha dichiarato Guariniello in dibattimento, sostenendo di fatto la linea già proposta nel processo di primo grado - si sono rappresentati il verificarsi del disastro quale conseguenza certa della propria condotta». Dunque hanno agito non semplicemente accettando il rischio di tale disastro, ma lo hanno fatto consapevoli dei rischi e senza aver attuato le cautele necessarie a salvaguardare la salute dei lavoratori.

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