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Questo articolo è stato pubblicato il 14 marzo 2013 alle ore 18:55.

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La Spagna dovrà rivedere la legge sui mutui che ha permesso lo sfratto di decine di migliaia di famiglie: una nuova emergenza nazionale nella crisi economico-finanziaria del Paese. Le norme spagnole sono state infatti bocciate dalla Corte europea di giustizia, per i giudici comunitari sarebbero incompatibili con le direttive europee perché troppo favorevoli alle banche con pesanti limitazioni per i diritti dei cittadini spagnoli.

La sentenza dell'Alta corte europea attacca la legge spagnola che permette l'esproprio della casa e lo sfratto immediato nel caso in cui un cittadino che ha sottoscritto un mutuo con un istituto di credito non riesca più a pagare, passando sopra agli eventuali contenziosi aperti e senza attendere la verifica di eventuali irregolarità commesse dalle parti. La stessa Corte spiega che la presenza di clausole illecite nei contratti si può per paradosso trasformare in un vantaggio per le banche che non può essere accettato. Il consumatore spagnolo non sarebbe abbastanza protetto.

«La normativa spagnola che impedisce al giudice di dichiarare illecita una clausola in un contratto di prestito ipotecario e quindi di sospendere il procedimento di sfratto avviato, è contraria al diritto dell'Unione», afferma in in un comunicato la Corte europea di giustizia.

In Spagna è oggi quasi impossibile per un cittadino bloccare uno sfratto diventato esecutivo, quasi inutile fare causa e chiedere l'intervento di un giudice in presenza di irregolarità da parte della banca: anche quando chi ha contratto un mutuo e ha subito uno sfratto vede riconosciute le proprie ragioni è troppo tardi, la casa è ormai persa e se va bene può ottenere solo un parziale risarcimento. Negli ultimi quattro anni mentre i prezzi delle abitazioni scendevano del 30% sono state più di 400mila le case che le banche si sono riprese dopo aver concesso un mutuo ipotecario.

La Corte Ue si è espressa perché chiamata in causa da un giudice di Barcellona sulla vicenda di Mohamed Aziz sfrattato dalla sua casa nel gennaio del 2011 per non aver rispettato i pagamenti del mutuo di 130mila euro contratto con CatalunyaCaixa.
Il governo di Madrid si è detto pronto a modificare la normativa sugli sfratti accogliendo le indicazioni della Corte del Lussemburgo e ha ricordato che un progetto di legge in tal senso è già stato presentato in Parlamento: «Logicamente si cambierà la legge», ha detto il premier conservatore, Mariano Rajoy.

La bolla immobiliare scoppiata in Spagna dopo dieci anni di speculazione ha provocato il default del sistema finanziario salvato solo dal sostegno dell'Europa che ha ricapitalizzato le banche iberiche con un prestito di circa 40 miliardi di euro. E ha messo in ginocchio le famiglie che hanno investito sulla casa e sono state sorprese dalla crisi economica e del lavoro: l'economia spagnola resterà in recessione anche per tutto il 2013, nel Paese il tasso di disoccupazione ha superato il 26% e ci sono oltre sei milioni di persone che non riescono a trovare un posto di lavoro. Quella degli sfratti è diventata un'emergenza nazionale: una serie di suicidi tra i cittadini rimasti senza una casa ha provocato violente manifestazioni di protesta.

La sentenza della Corte europea è una sconfitta per le banche. Ed è stata accolta con soddisfazione dalle associazioni dei consumatori e dei cittadini in difficoltà. Una vittoria le cui conseguenze sono tutte da verificare. «Cambierà poco. La sentenza permetterà ai giudici spagnoli di bloccare qualche esproprio - dice Fernando Encinar, uno dei fondatori di Idealista.com, il più seguito portale internet immobiliare - ma avrà un impatto molto limitato sulla maggioranza delle famiglie in difficoltà nel Paese».

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