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Questo articolo è stato pubblicato il 14 marzo 2013 alle ore 17:01.

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Da oggi alla prima settimana di maggio: è questa, giorno più, giorno meno, la manciata di giorni che decideranno l'assetto politico della diciassettesima legislatura, nata all'insegna dell'incertezza e con le premesse per essere una delle più brevi dell'Italia repubblicana. A poche ore dalle sedute inaugurali, manca ancora una soluzione condivisa per le presidenze di Camera e Senato.

Vediamo le tappe verso la formazione del governo e l'elezione del nuovo Presidente della Repubblica.

Oggi: prima seduta della XVII legislatura
Nella prima seduta della XVII legislatura dovrà essere risolto il nodo delle "opzioni". Ci sono, infatti, ben 20 candidati eletti in più circoscrizioni o regioni. A presiedere la seduta di Montecitorio sarà l'onorevole Antonio Leone, il vicepresidente rieletto più anziano per elezione tra i vicepresidenti della legislatura precedente. A Palazzo Madama toccherà al senatore più anziano per età: di regola, lo scranno più alto sarebbe spettato a Giulio Andreotti, che ha però rinunciato passando la mano a Emilio Colombo.

sabato 16 marzo: elezione dei presidenti di Camera e Senato
Il primo adempimento delle nuove Camere sarà l'elezione dei presidenti delle assemblee. Generalmente, si arriva a questo appuntamento il giorno successivo la prima seduta (quindi il 16 marzo). A Montecitorio l'elezione scatta nei primi tre scrutini solo se si raggiunge la maggioranza dei 2/3 dei voti; a partire dal quarto scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta, di cui il Centrosinistra dispone.
È prevedibile che, in mancanza di accordi nelle prime tre votazioni, il presidente della Camera possa essere eletto sabato 16 marzo, a maggioranza assoluta.
Al Senato, per eleggere il presidente nei primi due scrutini occorre la maggioranza assoluta dei voti dei componenti dell'assemblea, maggioranza di cui nessuna coalizione dispone. Ove non si raggiunga questa maggioranza, si procede, nel giorno successivo, ad una terza votazione, in cui è sufficiente ottenere la maggioranza assoluta dei voti dei presenti, computando anche le schede bianche. Qualora nella terza votazione nessuno abbia riportato questa maggioranza, il Senato procede, nella stessa giornata, al ballottaggio fra i due candidati che nel precedente scrutinio abbiano ottenuto il maggior numero di voti; chi raccoglie più voti viene proclamato presidente. A parità di voti è eletto il candidato più anziano di età.

18 marzo: termine per la dichiarazione del gruppo di appartenenza
Entro lunedì 18 marzo i parlamentari devono dichiarare il gruppo parlamentare al quale aderiscono.

20 marzo: elezione dei capigruppo
I gruppi parlamentari sono convocati per 20 marzo per eleggere i rispettivi presidenti.

21 marzo: partono le consultazioni
Una volta eletti i presidenti dei due rami del Parlamento, e costituiti i gruppi parlamentari di Camera e Senato con i rispettivi capigruppo, ci saranno tutti gli "interlocutori" istituzionali del Capo dello Stato richiesti dalla Costituzione per le consultazioni che porteranno alla nomina del presidente del Consiglio. Consultazioni che potrebbero prendere il via da giovedì 21 marzo. Probabilmente il presidente Napolitano tenterà di conferire un incarico prima di Pasqua, che cade domenica 31 marzo. Una cosa è certa: Napolitano è obbligato a fare di tutto per far nascere un nuovo governo e deve dare un incarico. Ma, visto che si trova nel "semestre bianco", non potrà sciogliere le Camere, nemmeno nel caso di mancato accordo sul nuovo governo; una facoltà di cui potrà avvalersi soltanto il suo successore alla Presidenza della Repubblica.

15 aprile: convocazione del Parlamento in seduta comune
Giacché il mandato del presidente Napolitano scade il 15 maggio, entro il 15 aprile dovrà arrivare la convocazione del Parlamento in seduta comune per eleggerne il successore al Quirinale. La seduta potrebbe essere fissata per i primi di maggio, in modo da consentire ai Consigli regionali di eleggere i grandi elettori che le rappresenteranno.

Elezione del presidente della Repubblica
Il presidente della Repubblica è eletto nell'Aula di Montecitorio dal Parlamento in seduta comune integrato da 58 rappresentanti delle Regioni: ogni regione ne elegge tre con l'eccezione della Valle d'Aosta che ne elegge uno. La seduta comune del Parlamento è presieduta dal presidente della Camera, che ha al suo fianco il presidente del Senato. I grandi elettori saranno 1.007: 615 deputati, 319 senatori (315 più i 4 senatori a vita) e 58 delegati delle Regioni. Nelle prime tre votazioni la maggioranza richiesta per l'elezione è quella dei due terzi dei componenti dell'Assemblea, pari a 672 voti. Dal quarto scrutinio il quorum si abbassa: per essere eletti basterà la maggioranza assoluta dei componenti dell'Assemblea, pari a 504 voti. Non c'è una prassi certa sulla cadenza delle votazioni; la seduta comune è considerata un'unica seduta anche se si sviluppa in più giorni. Lo spoglio è fatto dal presidente della Camera.

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