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Questo articolo è stato pubblicato il 16 marzo 2013 alle ore 08:14.

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LOS ANGELES
Il presidente Obama ha proposto ieri di investire il ricavato dalle concessioni petrolifere nella ricerca, al fine di svezzare l'America dalla dipendenza dal petrolio. Nel suo primo discorso post-elettorale sul controverso argomento dell'energia, Obama ha riproposto il tema dell'energia rinnovabile in un formato appetibile anche per i repubblicani, che avevano sistematicamente criticato le iniziative della Casa Bianca negli ultimi quattro anni. L'investimento di 2 miliardi di dollari nell'arco di 10 anni non dovrebbe infatti accrescere di un centesimo il deficit pubblico.
Parlando all'Argonne National Laboratory di Chicago, famoso per la ricerca svolta negli anni 90 sulle batterie per l'auto elettrica, il presidente ha auspicato la creazione di un fondo per la ricerca, l'Energy Security Trust, dedicato ad abbassare il costo dei veicoli alimentati da biodiesel, gas, elettricità ed altre fonti di energia a basso inquinamento. «L'obbiettivo - ha detto - è quello di eliminare del tutto il petrolio come fonte di energia per auto e camion».
L'accento questa volta è sull'abbassamento dei costi dell'energia alternativa, non sull'indipendenza dall'energia importata. Grazie all'impennata della produzione di gas metano estratto con le nuove tecnologie del fracking, l'America infatti si sta rapidamente avvicinando all'autosufficienza con una produzione interna di energia capace di coprire il fabbisogno. Ciò non la isola tuttavia dalle ampie fluttuazioni dei prezzi, che vengono determinati sul mercato mondiale. Ieri per esempio il prezzo dei futures del gas naturale è schizzato in alto del 2,6% a 3,910 dollari per milione di BTU raggiungendo il livello più alto dal novembre scorso.
La proposta di investire nella ricerca, oltretutto una cifra relativamente bassa, potrebbe ricevere l'appoggio dei repubblicani in Parlamento anche se il tipo di politica energetica caldeggiata dalla destra differisce radicalmente da quella del presidente. I repubblicani hanno criticato Obama per non avere aperto la riserva naturale Arctic National Wildlife Refuge in Alaska alle trivellazioni, per non avere autorizzato la costruzione dell'oleodotto Keystone XL dal Canada al Texas, e per avere elargito agevolazioni fiscali a società di energia alternativa come la Solyndra, fallita pochi mesi dopo aver ricevuto stanziamenti pubblici. Il settore petrolifero era riuscito inoltre a ostacolare l'istituzione di un mercato per i diritti all'inquinamento, una soluzione di mercato al problema dell'inquinamento.
Il presidente è tuttavia sotto pressione anche per soddisfare le domande degli ambientalisti che si sono sentiti traditi dagli scarsi progressi fatti dal cosiddetto presidente "verde" nel suo primo mandato. Due miliardi in 10 anni per la ricerca sono pochi, ma sono un primo passo verso il consenso bipartitico sulla politica energetica nazionale.
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