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Questo articolo è stato pubblicato il 19 marzo 2013 alle ore 11:18.

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Nella foto Papa Francesco durante l'omelia di inizio pontificato in Piazza San Pietro (AFP Photo)Nella foto Papa Francesco durante l'omelia di inizio pontificato in Piazza San Pietro (AFP Photo)

La Chiesa «deve guardare al servizio umile, concreto, ricco di fede, di San Giuseppe e come lui aprire le braccia per custodire tutto il Popolo di Dio e accogliere con affetto e tenerezza l'intera umanità, specie i più poveri, i più deboli, i più piccoli, quelli che Matteo descrive nel giudizio finale sulla carità: chi ha fame, sete, è straniero, nudo, malato, in carcere». È questo uno dei passaggi cruciali dell'omelia di inizio pontificato di Papa Francesco. Parole che sembrano anche le linee guida di quello che sarà il "governo" della Chiesa nei prossimi anni. Bergoglio immagina in particolare che il «vero potere è il servizio e anche il Papa per esercitare il potere deve entrare sempre più in quel servizio che ha il suo vertice luminoso sulla Croce».

Ai politici: custodite il creato
«Vorrei chiedere, per favore, a tutti coloro che occupano ruoli di responsabilità in ambito economico, politico o sociale, a tutti gli uomini e le donne di buona volontà: siamo custodi della creazione, del disegno di Dio iscritto nella natura, custodi dell'altro, dell'ambiente; non lasciamo che segni di distruzione e di morte accompagnino il cammino di questo nostro mondo»: è un altro passaggio cruciale dell'omelia di Francesco, un messaggio ai tanti capi di Stato e uomini politici presenti in piazza San Pietro. Prima di questa invocazione lo stesso Bergoglio aveva ricordato i tanti "Erode" che «in ogni epoca della storia» sono impegnati a tramare «disegni di morte» che «distruggono e deturpano il volto dell'uomo e della donna».

Il modello è sempre Francesco d'Assisi
Papa Francesco, che ha scelto il suo nome proprio ispirandosi al poverello e santo d'Assisi, lo cita anche nella sua omelia. Da lui viene l'insegnamento sulla «vocazione del custodire» che è «l'avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l'ambiente in cui viviamo. È il custodire la gente, l'aver cura di tutti, di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore. È l'aver cura l'uno dell'altro nella famiglia: i coniugi si custodiscono reciprocamente, poi come genitori si prendono cura dei figli, e col tempo anche i figli diventano custodi dei genitori», spiega Papa Francesco. Che aggiunge: «È il vivere con sincerità le amicizie, che sono un reciproco custodirsi nella confidenza, nel rispetto e nel bene. In fondo, tutto è affidato alla custodia dell'uomo, ed è una responsabilità che ci riguarda tutti». «Siate custodi dei doni di Dio!», è l'esortazione finale.

L'omaggio al predecessore, Benedetto XVI
«Ringrazio il Signore di poter celebrare questa Santa Messa di inizio del ministero petrino nella solennità di San Giuseppe, sposo della Vergine Maria e patrono della Chiesa universale: è una coincidenza molto ricca di significato, ed è anche l'onomastico del mio venerato predecessore: gli siamo vicini con la preghiera, piena di affetto e di riconoscenza». È cominciata così tra gli applausi il Papa, con voce emozionata, l'omelia della messa in piazza San Pietro.

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