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Questo articolo è stato pubblicato il 20 marzo 2013 alle ore 11:11.

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Laura Boldrini (Lapresse)Laura Boldrini (Lapresse)

Qualcuno ha calcolato che quelle di oggi sono le settime consultazioni di Giorgio Napolitano in sette anni. Mai come questa volta, però, a varcare il portone del Quirinale saranno personaggi nuovi, vissuti finora lontani dai palazzi della politica. Aspettando il turno dell'«alieno» Beppe Grillo che sarà ricevuto dal Capo dello Stato domani mattina, il titolo di esordiente assoluta nella prima giornata va sicuramente a Laura Boldrini, 51 anni, marchigiana, approdata sabato a sorpresa sullo scranno più alto di Montecitorio dopo anni consacrati all'impegno per i rifugiati. «Andrò ad ascoltare», aveva annunciato ieri alla vigilia.

Da "indignata" a presidente della Camera
L'ex portavoce dell'Unchr (Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati), eletta alla Camera come capolista di Sel in Sicilia, è una debuttante in politica ma proprio per il ruolo negli organismi internazionali in più di venti anni - prima alla Fao poi al Wfp (il Programma alimentare mondiale) - con la politica e i politici ha dovuto sempre confrontarsi. Il più delle volte in modo diretto e aspro. Si era proclamata «indignata dalla politica come tanta altra gente in Italia» quando alla vigilia delle elezioni le avevano chiesto perché aveva accettato la proposta di Nichi Vendola di candidarsi. «Non cerco una poltrona - aveva precisato - anzi ho lasciato un incarico ben retribuito». E per ribadire la sua "alterità" si muove a piedi tra Montecitorio e Quirinale: lo aveva fatto domenica, lo ha rifatto oggi dopo il suo colloquio con Napolitano. «Grasso e io non apparteniamo alla casta» ha puntualizzato con i cronisti che la "scortavano" nel percorso tra i due palazzi.

Le polemiche con il Governo Berlusconi
Gli scontri più accesi la Boldrini li ha avuti con i governi di centrodestra (che non a caso non l'ha votata come presidente della Camera e non l'ha applaudita una volta eletta). «La versione che ci è stata data sugli effetti dei provvedimenti del governo (di Berlusconi, ndr) sull'immigrazione e i respingimenti è frutto di una mistificazione», disse nel 2010. Spiegò poi che «non è un successo che il centro di Lampedusa sia vuoto» perché «occorre chiedersi che fine abbiano fatto le persone che non sono più arrivate». Dopo anni dall'"altra parte" trascorsi a tutelare i più deboli, a chiedere il voto per gli immigrati e una nuova legge sull'asilo, è arrivata la scelta di entrare nei luoghi dove si prendono le decisioni perché «non ci si può limitare a lamentarsi».

I riconoscimenti delle istituzioni
A differenza di altri protagonisti usciti dal voto del 24 e 25 febbraio, Boldrini (come del resto il suo omologo al Senato, Pietro Grasso) ha già avuto occasione di frequentare i luoghi istituzionali della Capitale. Nel 2004, per esempio, Carlo Azeglio Ciampi decise di conferirle il titolo di Cavaliere Ordine al Merito della Repubblica Italiana, destinato a «ricompensare benemerenze acquisite» nel suo caso in attività a fini umanitari. Altre volte il Parlamento l'aveva interpellata come esperta dei problemi dell'immigrazione: l'ultima volta nel 2011, quando fu sentita dalla commissione Affari esteri di quella Camera che ora presiede per l'indagine conoscitiva su diritti umani e democrazia.

twitter@riccferr

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