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Questo articolo è stato pubblicato il 20 marzo 2013 alle ore 15:33.

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Roberto Cota (Lapresse)Roberto Cota (Lapresse)

TORINO - La Giunta piemontese di Roberto Cota, sotto i colpi delle pesanti difficoltà nella sanità regionale, vara il rimpasto. Fuori l'assessore Paolo Monferino, assessore tecnico, ex ad dell'Iveco chiamato dal leghista Cota due anni fa – dopo lo scandalo che aveva coinvolto l'allora assessore alla Sanità Caterina Ferrero – proprio per mettere mano a una riorganizzazione radicale del sistema sanitario regionale. Le sue dimissioni sono arrivate ieri sera, oggi in Consiglio l'annuncio del nuovo Esecutivo, che vede rafforzato il peso del Pdl e che registra rispetto alla versione precedente un leghista in meno.

Oltre ai problemi della sanità, sull'esecutivo piemontese pesano, più che altrove, gli equilibri politici in casa del centrodestra. L'anno scorso, in forte dissenso con la linea politica Cota-Monferino sulla sanità, il Pdl regionale si era spaccato dando vita al Gruppo autonomo di ProgettAzione, con sette consiglieri aderenti. Oggi, nel nuovo assetto dell'esecutivo, questo pezzo di Pdl è rappresentato da Gian Luca Vignale, al Personale e alla modernizzazione della Pubblica amministrazione. A lui toccherà affrontare con i sindacati il dossier spending review applicato al taglio dei costi del personale in Regione.

Prima di Monferino, in realtà, si era dimesso l'assessore allo Sviluppo economico Massimo Giordano, a fine febbraio, coinvolto in un'inchiesta sull'utilizzo di fondi pubblici nel periodo in cui era sindaco di Novara. Le deleghe di Giordano, in primis quella allo Sviluppo economico e all'internazionalizzazione, sono rimaste in capo allo stesso Cota. In giunta, così, gli esponenti della Lega passano da quattro a tre: resta Giovanna Quaglia, che passa dal Bilancio ai Rapporti con il Consiglio e all'urbanistica; resta Claudio Sacchetto, all'Agricoltura; esce Elena Maccanti sostituita da Riccardo Molinari, ex vice presidente del Consiglio regionale poi decaduto per questioni di incompatibilità e ora "ripescato" da Cota. È dunque il Pdl a prendere in giunta le deleghe a questo punto più pesanti: Ugo Cavallera alla Sanità e al welfare, Gilberto Pichetto Fratin al Bilancio e alle finanze. Mentre in capo a Fratelli d'Italia restano tre assessori: Barbara Bonino ai Trasporti, Roberto Ravello all'Ambiente e Agostino Ghiglia a Ricerca, innovazione, energia, tecnologia delle comunicazioni, artigianato commercio e fiere, rapporti con le artecipate, new entry al posto di William Casoni.

La situazione dell'ente guidato da Roberto Cota non è semplice: gravato da un debito di oltre 6 miliardi di euro – senza considerare i 4 e mezzo a carico delle aziende sanitarie regionali –, con due bilancio consecutivi in disavanzo e sulle spalle un piano di rientro per la spesa sanitaria, da mesi cerca di chiudere il cerchio. L'ultima via di fuga possibile resta l'ipotesi di poter sbloccare 300 milioni di fondi Fas – dalla programmazione 2007-2012 - da poter utilizzare nell'anno in corso sui capitoli di spesa a maggiore criticità: sanità e trasporto pubblico. Nel pomeriggio il presidente Cota incontrerà per la seconda volta il ministro dell'Economia per tentare di chiudere il cerchio. Le risorse sono necessarie per ridurre a circa 200 milioni il fabbisogno per il 2013 e per poter varare il bilancio di previsione.

«Monferino – ha detto Cota in aula nel dibattito di questa mattina – è stato chiamato come tecnico e ha fatto un lavoro molto importante. Rimarrà in squadra perché ho bisogno del suo supporto». Un incarico, ha poi specificato Cota, che svolgerà a titolo gratuito.

Con il nuovo assetto di Giunta, di fatto, si lascia inalterato il numero di assessori, 12, si aggiungono due esterni – prima erano soltanto Quaglia e Monferino, ora sono quattro, accanto alla Quaglia, Pichetto Fratin e Ghiglia – e tra le delega spunta quella alla «tutela della tartuficoltura», in capo all'assessore Alberto Cirio, accanto a Istruzione, sport e turismo.

Aggiornamento del 13 settembre 2021: In data 4 novembre 2019 il Tribunale di Novara ha assolto Massimo Giordano perché il fatto non sussiste.

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