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Questo articolo è stato pubblicato il 21 marzo 2013 alle ore 06:38.

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ROMA
Una decisione «tempestiva», già nel prossimo consiglio dei ministri. Perché la posta in gioco è alta: un aumento di quasi 250mila occupati, un incremento del Pil dell'1%, cioè 16 miliardi, per i primi tre anni, fino ad arrivare all'1,5% nel 2018.
Sono le ricadute «positive e non scontate» che, secondo il Centro studi di Confindustria, ci sarebbero sull'economia reale con la «restituzione» alle imprese di almeno 48 miliardi, cioè due terzi dei debiti che la Pa ha nei confronti delle imprese, secondo i dati di fine 2011.
Una battaglia che il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, conduce da tempo e che ora vede uno scenario cambiato, dopo la disponibilità espressa dalla Ue. Squinzi continua ad incalzare il Governo perché si muova in fretta: come è scritto in un comunicato diffuso ieri pomeriggio il presidente di Confindustria ha chiesto di «provvedere immediatamente alla liquidazione dei crediti che le aziende vantano nei confronti della Pa». L'argomento è stato discusso ieri sia nel comitato di presidenza, sia nel consiglio direttivo.
Dati alla mano, «l'immissione di liquidità nel sistema delle imprese innescherebbe un circolo virtuoso portatore di posti di lavoro e quindi maggiori consumi». Ci sarebbe un impatto sulla domanda interna e sugli investimenti. Secondo la simulazione del Centro studi, infatti, ci sarebbe «un significativo aumento degli investimenti nei prossimi 5 anni, pari al oltre il 13%, un risultato importante che ribadisce l'impegno e la fiducia delle imprese nel Paese». Ma non solo: la liquidazione dei crediti che le aziende vantano nei confronti della Pa avrebbe effetti positivi sull'occupazione e sul Pil.
Per questo «Confindustria auspica che il governo in carica – conclude il comunicato – provveda tempestivamente ad adottare già nel prossimo Consiglio dei ministri tutti i provvedimenti necessari per la liquidazione di quanto spetta alle imprese, così come indicato dalla Commissione europea e chiaramente emerso dalle dichiarazioni del presidente del Consiglio». Il premier, nei giorni scorsi, ha sottolineato Confindustria, «ha manifestato la disponibilità a lavorare con la Commissione per identificare le soluzioni e avviare la liquidazione del debito nel più breve tempo possibile».
Anche l'Abi (banche) ha chiesto ieri, in una nota, di varare al più presto un decreto legge che sblocchi il pagamenti dei debiti della Pa, «alla luce del via libero europeo» e «delle parole di Vittorio Grilli» (vedi l'intervista di ieri sul Sole 24 Ore). Secondo l'Abi l'avvio dei pagamenti può «dar vita all'inizio della ripresa». Resta valido, conclude la nota, «l'impegno ad andare avanti con le procedure su cui stanno lavorando da un anno Abi, ministero dell'Economia e delle Finanze, la Consip e le Pubbliche amministrazioni per smobilizzare i debiti Pa dopo la loro certificazione».
Il pagamento dei 48 miliardi è uno dei punti della terapia shock contenuta nel documento di Confindustria presentato a fine gennaio, durante la campagna elettorale, come agenda per i partiti e il futuro Governo. La terapia shock va attuata nei primi cento giorni, per dare una scossa al Paese, contemporaneamente vanno realizzate le riforme strutturali, per rendere il contesto più competitivo. Tra le prime azioni ci dovrebbero essere quindi il pagamento dei debiti della Pa, un taglio dell'8% del costo del lavoro nel manifatturiero, cancellare per tutti i settori l'Irap che grava sull'occupazione, aumentare del 50% gli investimenti in infrastrutture, sostenere gli investimenti in ricerca e tecnologie, abbassare il costo dell'energia.
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I VANTAGGI
1%
L'incremento del Pil
Secondo la valutazione del Centro studi Confindustria la restituzione dei 48 miliardi di crediti nei confronti della pubblica amministrazione provocherebbe un incremento del Pil dell'1%, cioè 16 miliardi, per i primi tre anni, fino ad arrivare all'1,5% nel 2018
+13%
L'impatto sugli investimenti
Secondo le valutazioni del CsC se la pubblica amministrazione onora i propri debiti per almeno i due terzi creerà un aumento degli investimenti nei prossimi 5 anni, pari a oltre il 13%, «un risultato importante che ribadisce l'impegno e la fiducia delle imprese nel Paese»

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