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Questo articolo è stato pubblicato il 21 marzo 2013 alle ore 06:41.

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ROMA.
I due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone sono indagati dalla Procura militare per «violata consegna» e «dispersione di oggetti di armamento militare».
L'inchiesta del procuratore Marco De Paolins si assomma al fascicolo ordinario della Procura di Roma in cui i due militari sono indagati per omicidio volontario. Con l'inchiesta militare si intende accertare se l'uso delle armi da parte dei due marò sia stato corretto per quanto riguarda le regole d'ingaggio e le disposizioni che regolano il servizio di protezione a bordo dei mercantili. La dispersione di armamento militare, invece, riguarda le presunte sventagliate di fucile che sarebbero state sparate dai due marò verso l'imbarcazione dei pescatori indiani. Intanto l'inchiesta ordinaria del procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo è a un bivio. Con una seconda rogatoria internazionale è stato chiesto l'accesso agli atti d'indagine svolti dalle autorità di New Delhi.
Materiale probatorio importantissimo, per la Procura di Roma, che solo così potrebbe chiudere il cerchio investigativo e contestare il reato di omicidio volontario. Diversamente, potrebbe essere chiesta l'archiviazione.
Negli interrogatori i due militari avrebbero rivelato alcuni particolari a loro discolpa, ma il cui accertamento potrebbe avvenire solo attraverso la comparazione delle prove raccolte delle autorità di New Delhi. Intanto l'aggiunto Capaldo ha disposto alcuni atti d'indagine. E' il caso di una perizia su una macchina fotografica della petroliera "Enrica Lexie", con la quale sarebbero state scattate numerose immagini nel momento in cui i due soldati italiani avrebbero aperto il fuoco sulla barca da pesca, ritenendo che si trattasse di pirati. All'esame del perito, infine, un computer utilizzato sulla nave per inviare messaggi di allarme.
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