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Questo articolo è stato pubblicato il 21 marzo 2013 alle ore 14:08.

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La commissione bicamerale di Vigilanza sulla Rai è stata istituita con la legge di riforma del 1975 ed è composta da quaranta membri, con una rappresentanza proporzionale di tutti i gruppi parlamentare, totalmente rinnovata ad ogni inizio di legislatura. L'incarico di presidente è di norma attribuito a un rappresentante dell'opposizione. L'obiettivo della sua istituzione era quello di portare il controllo del servizio pubblico nella mani del Parlamento, togliendolo da quelle dell'esecutivo, per seguire le prescrizioni dettate nel 1974 dalla Corte Costituzionale. La lottizzazione partitocratrica è stata una degenerazione di una legge che intendeva "aprire" la Rai a quella che oggi si chiama società civile. La prima Rai2, quella diretta da Massimo Fichera, ne è stato un esempio.

La funzione principale è quella di dettare gli indirizzi generali ai quali la Rai, in quanto concessionaria unica del servizio pubblico, si deve, o meglio, si dovrebbe attenere nella programmazione e nell'informazione e di vigilare sulla loro attuazione. Il suo compito principale, tuttavia, seguendo la legge Gasparri del maggio 2004, è quello di nominare, ogni tre anni, sette componenti su nove del Cda della Rai, con un voto per ciascun componente (in modo da avere quattro consiglieri alla maggioranza e tre all'opposizione). La Vigilanza deve anche esprimere il proprio parere favorevole sul nome del presidente, designato dal Governo, con una maggioranza dei due terzi dei commissari: per questo si parla di presidente "di garanzia", anche se il fatto che l'ottavo consigliere venga designato dal Tesoro dà alla maggioranza politica in carica il controllo nei fatti del Cda, indipendentemente dal voto del presidente.

Un altro compito della Vigilanza è quello di approvare il Regolamento sulla par condicio elettorale e referendaria valevole per il servizio pubblico. Il controllo sull'attuazione di tale Regolamento spetta all'Agcom. Devono passare per il parere della Vigilanza anche la bozza di contratto di servizio triennale tra la concessionaria e il Ministero dello sviluppo (in passato quello delle Comunicazioni) e le modifiche allo Statuto della Rai. Un'apposita sottocommissione disciplina il cosiddetto "accesso" ad organismi collettivi portatori di interessi socialmente rilevanti, ma tali programmi dell'accesso sono sempre stati del tutto marginali e irrilevanti nella programmazione della Rai.

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