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Questo articolo è stato pubblicato il 22 marzo 2013 alle ore 06:39.

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RAMALLAH. Dal nostro inviato
A Ramallah, nel cuore della Palestina, ieri Barack Obama ha chiesto al presidente Abu Mazen di riprendere il dialogo diretto con gli israeliani senza precondizioni, per raggiungere «l'obiettivo di due stati indipendenti per due popoli». A Gerusalemme, poche ore dopo, in un discorso ispirato, con riferimenti biblici alla libertà legati alla Pasqua ebraica in arrivo lunedì prossimo, il presidente americano ha sfidato i giovani israeliani a negoziare una pace con i giovani palestinesi guardando «al futuro... Una pace che deve essere sentita nei vostri cuori.... non solo imposta dall'alto».
Quella di ieri è stata per Barack Obama la giornata dedicata al rilancio del dialogo fra israeliani e palestinesi. Aprendo ad Abu Mazen ha criticato gli insediamenti israeliani: «I palestinesi meritano la fine dell'occupazione – ha detto - meritano un futuro nelle loro case, meritano un domani migliore dell'oggi. I palestinesi meritano un loro stato». Ma Obama non si è spinto oltre, non ha chiesto scadenze a Gerusalemme. E Abu Mazen, pur aperto al progetto, quando ha parlato ha scelto la retorica più aggressiva: «L'unica via – ha detto - è quella di tornare ai confini del 4 giugno del 1967, di congelare gli insediamenti e di restituire quelli già costruiti, anche perché sono illegali, condannati dal mondo intero».
Ai giovani israeliani Obama ha dato garanzie di sicurezza, ha ricordato che contro il nucleare iraniano gli Stati Uniti, l'alleato di sempre, lavoreranno alla «prevenzione, non alla deterrenza» e che in caso di fallimento dei negoziati «tutte le opzioni inclusa quella militare restano sul tavolo». Ha attaccato «gruppi terroristici come Hezbollah» e gruppi che lavorano «contro la pace in Palestina come Hamas». E ha incoraggiato il recupero dell'unità palestinese, riconoscendo che la divisione interna non aiuta.
È stato quando ha affrontato questa prima grande tematica del suo discorso, quella della sicurezza, quando ha detto in ebraico «Atem Lo Levad», «voi non siete soli» che Obama ha raccolto dal pubblico di giovani israeliani gli applausi più fragorosi. Il secondo tema centrale dopo la sicurezza ha riguardato la pace. Il terzo la prosperità. I tre temi, ha spiegato Obama, sono inanellati. La prosperità non è raggiungibile senza che le prime due siano risolte. Il presidente americano ha riconosciuto gli straordinari progressi tecnologici del Paese, i dieci premi Nobel israeliani, il contributo che il settore Hi Tech di "Wadi Valley" ha dato per la costruzione della sonda Rover atterrata su Marte e come aziende hi tech palestinesi lavorano già con le israeliane di Wadi Valley. C'è stata una contestazione che ha interrotto il discorso, che Obama ha liquidato con una battuta («ve lo dicevo che amate il dibattito...») e la menzione di giovani palestinesi che aveva incontrato in mattinata... «erano come le mie figlie...come i vostri figli...non vorreste per loro il diritto di crescere nel loro Stato?».

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