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Questo articolo è stato pubblicato il 22 marzo 2013 alle ore 14:22.

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I due Marò in viaggio per l'India. (LaPresse)I due Marò in viaggio per l'India. (LaPresse)

Su Twitter arrivano al governo di Nuova Delhi messaggi di congratulazione per quella che è vista come una "vittoria" della diplomazia indiana. I media indiani parlano di "successo diplomatico" e di mossa distensiva nella disputa tra India e Italia. Ma per alcuni, il ritorno in India dei due marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, accusati di avere ucciso due pescatori indiani in un'azione antipirateria, più che un trionfo della diplomazia indiana, è uno smacco per la diplomazia italiana. Lo fa notare la Bbc, con l'interrogativo: "Vittoria diplomatica?".

Per il corrispondente da Delhi della Bbc, Soutik Biswas, la decisione di Roma "certamente disinnesca una sgradevole disputa diplomatica".
Il portavoce del ministro degli Esteri indiano Syed Akbaruddin – scrive Biswas - ha twittato che "gli intensi contatti diplomatici delle ultime 24 ore" hanno portato alla decisione dell'Italia di rimandare i marò in India entro la scadenza del permesso stabilito dalla Corte Suprema. Così le congratulazioni abbondano.
Ma – prosegue il corrispondente della Bbc - c'è chi, come l'ex diplomatico indiano Kapil Sibal, ritiene che la decisione di rimandare indietro i marò sia in effetti "una triste testimonianza dell'inettitudine della diplomazia italiana", piuttosto che "un grande trionfo per gli indiani".

"Gli italiani non hanno preso la faccenda sul serio. Hanno sottovalutato la risposta indiana. Quando hanno visto che le cose non andavano come avevano previsto, hanno cominciato a rivedere la faccenda, dopo avere trattato i marò come eroi", ha detto Sibal alla Bbc. E ancora: "Il fatto che abbiano deciso di rimandarli indietro mette la diplomazia italiana in cattiva luce. E indica anche profonde divisioni nel governo. Molti nel governo devono essere stati in disaccordo con la decisione di non mandare indietro i marò, altrimenti non avrebbero ribaltato la decisione".
I diplomatici indiani – continua la Bbc – pensano che l'Italia non abbia voluto inasprire ulteriormente la crisi dopo la decisione "audace ma discutibile" della Corte Suprema di impedire all'ambasciatore italiano di lasciare il Paese, in quella che è stata descritta come una violazione della Convenzione di Vienna.

C'erano anche crescenti preoccupazioni per le ripercussioni della crisi sui "considerevoli" interessi italiani in India, come gli accordi nel settore della difesa. L'Italia – scrive ancora Biswas - pensa di "avere salvato la faccia" con le assicurazioni ricevute dall'India sul trattamento dei marò e sul fatto che non rischiano la pena di morte (cosa che comunque, a suo parere, "sembrava altamente improbabile"). Ma, secondo i diplomatici indiani, "la posta in gioco era diventata troppo alta per l'Italia e gli italiani hanno semplicemente mollato".

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