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Questo articolo è stato pubblicato il 23 marzo 2013 alle ore 12:52.

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Salta il vertice di lunedì 25 marzo tra Unione Europea e Giappone in cui avrebbe dovuto essere formalizzato l'inizio dei negoziati per un accordo di partnership economica e libero scambio. E' la conseguenza della crisi di Cipro, che ha indotto il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy e il numero uno della Commissione José Manuel Barroso a evitare un viaggio a Tokyo in un momento di pericoli finanziari che non riguardano solo la piccola isola mediterranea. Così i due hanno informato il Governo del premier Shinzo Abe che "con rammarico" sono costretti a posticipare un vertice che già l'anno scorso era stato rinviato (in quando la Commissione aveva faticato più del previsto a ottenere il via libera alle trattative, specie per l'opposizione dell'industria europea dell'auto). "Riaffermiamo l'importanza delle relazioni strategiche tra Ue e Giappone e ringraziamo il premier Abe per la sua comprensione", hanno dichiarato. In effetti, al Ministero degli Esteri di Tokyo si esprime sia un certo rammarico per il nuovo rinvio a tempo indeterminato del summit e dell'inizio delle trattative di libero scambio, ma si riconosce che la delicatezza della situazione giustifica pienamente la permanenza a Bruxelles questo weekend dei leader europei: Tokyo si attende che facciano ogni sforzo possibile per "stabilizzare il sistema finanziario europeo" che rischia di subire il contagio della crisi cipriota. Se il Giappone ha fretta di negoziare un free trade agreement, insomma, si rende conto che l'Fta ha senso se l'Europa rimarrà una entità solida. Una gran brutta figura europea, insomma. C'è poco da gioire anche per chi si oppone all'accordo di libero scambio (che comunque richiederà anni prima di entrare in vigore), in quanto lo spettro delle crisi finanziarie è ancora più inquietante di quello di una riduzione dei dazi all'import di auto e computer giapponesi.

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