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Questo articolo è stato pubblicato il 23 marzo 2013 alle ore 08:14.

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L'ex presidente francese Nicolas Sarkozy (Epa)L'ex presidente francese Nicolas Sarkozy (Epa)

Settimana nera, nerissima per la credibilità della classe politica francese, già alle prese con una fortissima crisi di fiducia. Una settimana che si è aperta con le dimissioni del ministro del Bilancio e si è chiusa con la messa in stato d'accusa dell'ex presidente Nicolas Sarkozy.

Il caso Cahuzac
Martedì scorso la procura della Repubblica di Parigi decide l'apertura di un'inchiesta per accertare se il ministro del Bilancio Jérome Cahuzac, uno dei pilastri del Governo di Jean-Marc Ayrault e quindi della squadra del presidente François Hollande, ha effettivamente avuto conti esteri, in Svizzera prima e a Singapore poi, non dichiarati. Aperti per depositare fondi che potrebbero peraltro evidenziare altri reati nei confronti dell'ex chirurgo, a quanto sembra beneficiario di finanziamenti da parte di alcune industrie farmaceutiche. Chauzac, che continua a negare ed è sempre stato difeso da premier e presidente, non poteva fare altro che dimettersi.

Il caso Lagarde-Tapie
Mercoledì la polizia del nucleo finanziario della procura parigina perquisisce l'appartamento di Christine Lagarde, ex ministro dell'Economia del Governo Fillon e attuale direttrice del Fondo monetario. Dove ha preso il posto di un altro francese, Dominique Strauss-Kahn, costretto a lasciare dopo l'aggressione sessuale di una cameriera del Sofitel di New York e attualmente indagato per sfruttamento della prostituzione. La Lagarde, non ancora ascoltata dalla magistratura, è sospettata di aver favorito l'imprenditore e finanziere Bernard Tapie avendo optato, nel 2008, per un arbitrato extra-giudiziale grazie al quale quest'ultimo ha ricevuto 400 milioni di indennizzo da parte dello Stato. I magistrati dubitano inoltre che dietro la decisione della Lagarde, la quale difende la correttezza di quella scelta, ci sia la longa manus di Sarkozy. Che nella vittoriosa campagna elettorale del 2007 aveva ricevuto l'appoggio dell'ex socialista Tapie.

Il caso Sarkozy-Bettencourt
Dal punto di vista giudiziario la vicenda risale alla fine del 2007, quando la figlia di Liliane Bettencourt (oggi novantenne, unica erede del fondatore di L'Oréal, la donna più ricca al mondo, alla quale fa capo il 30% del leader mondiale della cosmetica), Françoise, presenta una denuncia per circonvenzione d'incapace nei confronti dei collaboratori più stretti della madre, accusandoli di aver sfruttato le precarie condizioni dell'ereditiera e chiedendone la messa sotto tutela (cosa effettivamente avvenuta nell'ottobre del 2011, con la tutela affidata al nipote ventiseienne Jean-Victor, che ha anche sostituito la nonna nel cda di L'Oréal).

Nell'ambito di quell'indagine, affidata ai magistrati di Bordeaux, emerge il sospetto che la Bettencourt abbia versato soldi all'Ump, il partito di Nicolas Sarkozy. Si tratterebbe di 4 milioni complessivi, tra il 2007 e il 2009, non dichiarati, quindi in violazione della legge sul finanziamento alle forze politiche. Ipotesi rafforzata dalla diffusione - da parte del sito Mediapart, lo stesso che ha inguaiato Cahuzac - di alcune registrazioni pirata effettuate da un domestico della Bettencourt. Indagato, a fine 2010 l'ex tesoriere del partito Eric Woerth si dimette da ministro del Lavoro.

Nel novembre scorso i magistrati convocano Sarkozy per capire qual è stato il suo ruolo nella vicenda. L'ex presidente dichiara di non saperne nulla e di aver incontrato una sola volta durante la campagna elettorale il marito della Bettencourt (ex parlamentare Ump, morto alla fine del 2007). Ma gli inquirenti - incrociando appuntamenti, prelievi sui conti dell'ereditiera in Svizzera, testimonianze dei dipendenti di casa Bettencourt - ritengono che abbia mentito. E giovedì sera gli comunicano che è a sua volta indagato per circonvenzione d'incapace. Mettendo probabilmente una pietra tombale su un suo possibile ritorno in politica per le presidenziali del 2017.

La decisione (la seconda in Francia dopo quella nei confronti dell'ex presidente Jacques Chirac, poi processato e condannato) ha scatenato una durissima reazione della destra nei confronti dei magistrati. Il loro principale sindacato ha chiesto, e ottenuto, un intervento del ministro della Giustizia in difesa della categoria.
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