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Questo articolo è stato pubblicato il 24 marzo 2013 alle ore 17:15.

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Quanti giorni si è preso Pier Luigi Bersani per decidere se il suo tentativo di formare il governo può andare in porto oppure no? Non è dato sapere, ma si può immaginare che entro la settimana, e quindi prima di Pasqua, l'eploratore sia atteso al Quirinale. In quell'occasione dovrà dire a Napolitano a che punto è la notte. Del resto, un pre-incarico di una settimana è più che sufficiente per capire quali sono i margini reali dello sforzo in atto. Altrimenti si rischia l'accusa di voler perdere tempo, ma Bersani – per come lo conosciamo – non merita questo genere di appunti.

I colloqui politici decisivi
Sta di fatto che i primi giorni sono stati dedicati a una ricognizione generale dei temi e, grazie al concorso di un ampio ventaglio di parti sociali, a una disamina dei "problemi reali". Giusta strategia, benchè questi problemi siano ben noti a un politico esperto qual è il segretario del Pd. La questione infatti non riguarda l'agenda delle cose da fare, bensì attraverso quale quadro politico e governativo è possibile affrontare le emergenze. È qui che Bersani deve dimostrare di saper sciogliere i nodi che nel frattempo, invece di dipanarsi, sembrano aggrovigliarsi sempre più. È al tavolo politico che tutti attendono il presidente-esploratore.

In attesa del soccorso grillino e leghista
Bersani non dispone di "piani" particolarmente sofisticati. È probabile che aspetti ancora che l'iceberg del movimento Cinque Stelle cominci a scongelarsi, visto che la posizione dura e intransigente di Grillo incontra crescenti perplessità nei quadri parlamentari degli "stellati". Non è molto come prospettiva, ma a ben vedere è l'unico scenario a cui Bersani può sperare di affidarsi. Insieme a un'altra ipotesi, peraltro non troppo concreta: che nell'area del centrodestra, e in particolare fra i leghisti e nei gruppi autonomisti, emerga qualche volontà di distinguo. Anche qui, è davvero poco: appena una goccia di speranza. In altri termini, il presidente pre-incaricato si augura che il senso di responsabilità prevalga e miracolosamente arrivi a smuovere posizioni che finora sono irrigidite, ancor più dopo il comizio di Berlusconi a Roma, ieri pomeriggio.

Il pericolo dei veti incrociati
Se le cose stanno in questi termini, si capisce che non c'è da essere ottimisti. È anche per questo che a Sant'Anna di Stazzema, dove ha compiuto il suo "ultimo atto pubblico" (sue parole), il presidente della Repubblica ha pronunciato parole forti che vanno intese come un avvertimento ai soggetti politici, a tutti colore che sono chiamti nelle prossime ore a prendere delle decisioni. Napolitano li ha invitati a pensare al «bene del paese». In sostanza il capo dello Stato li ha ammoniti sui pericoli di avvitarsi nei veti incrociati, nelle reciproche pregiudiziali. È proprio questo il rischio che grava sul tentativo di Bersani e più in generale su di un sistema politico che è uscito dalle elezioni senza aver risolto i suoi problemi di fondo. Anzi, avendoli persino aggravati, a causa della spaccatura in apparenza incomponibile in cui si è diviso il Parlamento prodotto dalle urne di febbraio.

L'estremo richiamo alla coesione nazionale
A questo punto, alla vigilia della settimana decisiva, il vero tema politico è se Bersani ha la capacità, la volontà e la fantasia per uscire dal vicolo cieco dei veti incrociati. Berlusconi non gli fa sconti, lo abbiamo visto ieri nel comizio di Roma. Grillo è sempre arroccato nella sua posizione di totale chiusura. Ma è Bersani e non un altro il presidente-esploratore; e spetta a lui inventare qualcosa per uscire dall'angolo. Dopo aver verificato quali siano le emergenze economiche e sociali, peraltro ben note a tutti coloro che vivono nel dibattito pubblico, il segretario del Pd non può indugiare oltre nell'affrontare di petto le questioni politiche con l'insieme delle forze rappresentate in Parlamento. Senza paura di infrangere i tabù e di affrontare le questioni anche con il "nemico", cioè con i berlusconiani. Il tempo stringe. E la coesione nazionale sempre sottolineata da Napolitano non è un artifico retorico, bensì una necessità assoluta per una nazione che è sull'orlo dell'abisso.

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