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Questo articolo è stato pubblicato il 25 marzo 2013 alle ore 07:37.

Il cuore, i polmoni, le gambe di Giorgio Di Centa. Ecco muscoli e nervi che continuano a spingere il fondo azzurro. Senza dimenticare la materia grigia. Perché ci vogliono pure neuroni allenatissimi per gareggiare tra i primi in Coppa del mondo a 40 anni suonati. La carriera del friulano sembra inesauribile, sempre a caccia di risultati pesanti. Come le medaglie di Torino 2006, l'Olimpiade dei sogni che gli regalò un oro nella staffetta, prima del trionfo sulla distanza più lunga dello sci nordico. Furono 50 km indimenticabili per Di Centa. Ha provato a lottare anche quest'anno, carico di motivazioni nelle finali di Falun appena corse in Svezia. Salvagente di una squadra purtroppo molto avara di soddisfazioni.
Con i giovani che lanciano sprazzi di classe ma sono ancora troppo acerbi, siamo qui a chiederci chi raccoglierà i testimoni dei campioni. Perché l'eternità non può alloggiare a casa Di Centa. A un certo punto deciderà di smettere, di essere sazio, dopo sette medaglie tra olimpiche e iridate, 27 podi in Coppa del mondo, quinto in classifica generale nel 2008. Eppure ha sgambettato quasi come un ragazzino, chiudendo all'undicesimo posto la classifica della sfera di cristallo (vittoria per il norvegese Petter Northug), il migliore degli azzurri. Come anche al Tour de Ski, terminato in ottava posizione. Fatica, costanza, determinazione, tuttavia senza podi recentissimi per il nostro atleta più coriaceo. Così il fondo italiano smagrisce. Con la macchia dei Mondiali casalinghi rimasti a secco.
La verità è che la squadra sta perdendo i pezzi. L'ultimo a salutare l'agonismo è stato Pietro Piller Cottrer, proprio durante i Mondiali in Val di Fiemme ai quali ha rinunciato dopo la rovinosa caduta nella Marcialonga. Killer Piller, Caterpiller, poco importa il nomignolo, fatto sta che un altro monumento è sceso dal piedistallo, mentre dietro di lui sono in pochi a sperare di poterci salire. A 38 anni con sette medaglie come Di Centa, 36 podi in Coppa del mondo e il titolo di distanza conquistato nel 2009, lascia un bottino difficilmente imitabile. Nel 2011 avevano appeso gli sci stretti al chiodo le nostre ragazze di punta, Arianna Follis e Marianna Longa. Il settore femminile è tutto da ricostruire, affidato alla volontà di emergere delle giovani leve.
Rimangono allora i premi di consolazione, i podi nelle prove sprint di David Hofer a Sochi e di Federico Pellegrino in Val Mustair (tappa del Tour de Ski) e Davos. Più il secondo posto di Roland Clara nella skiathlon (15 km a tecnica classica e altrettanti a tecnica libera) di Canmore. Clara puntava parecchio sul Tour ma non è riuscito a farsi valere, riscattandosi soltanto nella scalata conclusiva del Cermis grazie al terzo tempo di giornata. Poi l'impresa sfiorata in Val di Fiemme, medaglia di legno con i compagni di squadra nella staffetta. Poi quinto sui 50 km a Oslo, ha ceduto nelle finali svedesi di Falun. Il più giovane è Pellegrino, 22 anni e una carriera tutta da far esplodere. Anche Dietmar Noeckler, 24 anni, ha mostrato segni di vitalità. Partirà una nuova generazione? Bisogna affrettarsi: le Olimpiadi di Sochi 2014 sono già alle porte. Dietro Di Centa i rincalzi scarseggiano.
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