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Questo articolo è stato pubblicato il 25 marzo 2013 alle ore 10:13.

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Il sottosegretario agli Esteri, Staffan De Mistura, con i marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone (Ansa)Il sottosegretario agli Esteri, Staffan De Mistura, con i marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone (Ansa)

Il tribunale 'ad hoc' che sarà costituito a New Delhi per esaminare il caso dei marò non ha nei suoi poteri la possibilità di condannare a morte un imputato. È quanto emerge dalla Sezione 29 del Codice di procedura penale indiano, confermato all'Ansa da fonti legali. In particolare il primo comma della sezione specifica che «il tribunale di un magistrato capo giudiziario (a cui equivale quella di un magistrato capo metropolitano, ovvero la figura designata per il processo) può dettare qualsiasi sentenza autorizzata dalla legge, eccetto quelle che prevedano la pena di morte o l'ergastolo, fino ad un massimo di sette anni di carcere». Fonti legali ascoltate dall'Ansa hanno indicato che «questo conferma l'orientamento comunicato all'Italia dal ministro degli Esteri Salman Khurshid».

Non si placano intanto le polemiche in Kerala sulla vicenda. I marò accusati di avere ucciso due pescatori al largo delle coste indiane «non sono stati vittime degli eventi politici in corso all'epoca nello Stato indiano e dell'emozione, ma del loro criminale comportamento»: lo ha dichiarato oggi il governatore del Kerala, Oommen Chandy.
In una intervista alla tv locale Ndtv, Chandy ha inteso replicare a rilievi formulati a un'altra tv indiana sulla vicenda dal sottosegretario agli Esteri italiano Staffan de Mistura, che ha riportato Massimiliano Latorre e Salvatore Girone a New Delhi. Il governatore del Kerala ha quindi insistito che Latorre e Girone hanno commesso un reato e sono implicati nell'assassinio di due innocenti.
Per quanto riguarda la giurisdizione sul caso, Chandy ha rifiutato qualsiasi possibilità che la giurisdizione sia italiana: «Il processo deve celebrarsi in India perché loro hanno ucciso due pescatori indiani su una imbarcazione indiana. Per questo non vi è alcuna ragione che sia l'Italia a giudicarli».

Nel frattempo il ministero indiano degli Interni ha chiesto «chiarimenti» alla Corte Suprema a proposito del tribunale ad hoc che deve esaminare il caso dei marò. Lo riferisce oggi la televisione Cnn-Ibn citando fonti del dicastero. La richiesta potrebbe causare ritardi nella costituzione dell'organismo giudicante che è stato ordinato dalla Corte Suprema nella sentenza del 18 gennaio. Proprio oggi, l'Alta Corte di Delhi ha designato il capo della Corte Metropolitana di Delhi a presiedere il tribunale speciale. La fonte precisa che il ministero degli Interni ha chiesto il parere ad alcuni alti magistrati, tra cui il Procuratore generale della Repubblica sulla complessa vicenda legale.

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