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Questo articolo è stato pubblicato il 26 marzo 2013 alle ore 14:21.

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Dallo screening annuale sull'innovazione della Commissione europea arrivano una buona e una cattiva notizia. La buona è che la capacità innovativa complessiva dell'Ue è migliorata rispetto agli anni scorsi nonostante il perdurare della crisi economica; la cattiva è che il gap tra i diversi Stati membri si sta allargando. E tra quelli che restano indietro c'è l'Italia. Il nostro Paese continua infatti a essere classificato tra i Paesi «moderate innovators».

Il confronto internazionale
Secondo l'Innovation Union Scoreboard 2013 di Bruxelles - che raggruppa 24 indicatori diversi - l'Unione europea mantiene il quarto posto mondiale. Dietro a Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud. Più nel dettaglio l'Ue è ancora notevolmente arretrata rispetto ai leader globali soprattutto in termini di spesa delle imprese per R&S, di co-pubblicazioni pubblico-private e di brevetti, come anche in termini di istruzione terziaria. Il Vecchio Continente continua a produrre risultati migliori di Australia, Canada, Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. Il suo distacco con la Cina si sta riducendo, mentre rimane stabile con gli altri Paesi Brics ed è aumentato rispetto all'Australia e al Canada.

L'Unione europea a due velocità
I dati testimoniano che le economie più innovative hanno ulteriormente migliorato la loro resa mentre le altre hanno continuato a segnare il passo. La classifica complessiva dell'UE rimane relativamente stabile: la Svezia resta al primo posto seguita da Germania, Danimarca e Finlandia. Estonia, Lituania e Lettonia sono i paesi che hanno registrato i maggiori miglioramenti dall'anno scorso. Tra i volani dell'espansione dell'innovazione nell'Ue vi sono le Pmi e la commercializzazione delle innovazioni, unitamente a sistemi di ricerca eccellenti. Laddove la contrazione delle attività economiche e degli investimenti in venture capital nel periodo 2008-2012 ha influito negativamente sulla resa innovativa.

Italia ancora al di sotto della media Ue
Il nostro Paese «moderatamente innovatore» e «moderatamente innovatore» è rimasto. Collocandosi ancora al di sotto della media dell'Ue a 27. Tra i punti di forza della penisola vengono indicati i fattori cosiddetti «innovatori» (ad esempio le innovazioni di prodotto e di processo) e gli «effetti economici» (dal peso sulle esportazioni dei prodotti a media-alta tecnologia alle vendite delle società innovative); tra quelli di debolezza compaiono invece gli investimenti finanziari sia pubblici che privati.

Le reazioni
Per il vicepresidente della Commissione europea, Antonio Tajani, i risultati diffusi oggi indicano che «la crisi economica ha influito negativamente sull'innovazione in certe parti d'Europa. Gli investimenti nell'innovazione sono essenziali - aggiunge - se vogliamo mantenere la nostra competitività globale e rilanciare la crescita in Europa. Dobbiamo incoraggiare l'imprenditorialità poiché le Pmi sono un volano essenziale dell'innovazione». Di tenore analogo il commento di Máire Geoghegan-Quinn, commissario responsabile per la Ricerca, l'innovazione e la scienza: «L'innovazione dovrebbe essere al centro delle agende politiche di tutti gli Stati membri. La nostra più recente relazione sullo stato dell'"Unione dell'innovazione", anch'essa pubblicata oggi fa notare - indica che nel 2012 abbiamo realizzato progressi su alcune delle grandi tematiche come il brevetto unitario e le nuove regole per i fondi di capitali di rischio, ma dobbiamo avanzare ancora di più per evitare di avere in Europa un divario dell'innovazione».

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