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Questo articolo è stato pubblicato il 28 marzo 2013 alle ore 18:34.

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La crisi ha preso in contropiede anche la ristorazione autostradale. Con un traffico 2012 calato mediamente del 7% rispetto a un 2011 già critico, gli operatori hanno chiesto alle società autostradali una rinegoziazione degli importi fissi previsti come royalty dai contratti siglati ormai una decina d'anni fa. Finora hanno ottenuto solo qualche incontro. La partita resta quindi incerta e la posta è più alta della rinegoziazione: quest'anno scadono molti contratti e, se le condizioni non cambieranno, i gestori autostradali rischiano di vedere deserte molte gare per la riassegnazione del servizio (come già accaduto in qualche circostanza negli ultimi mesi).

"Il livello delle royalty italiane è il più alto tra quelli dei principali Paesi europei - dice Massimiliano Dona, segretario generale dell'Unione Nazionale Consumatori, che ha presentato stamattina a Roma una ricerca dell'Istituto Piepoli su qualità e prezzi della ristorazione autostradale -: 30% del fatturato, con punte del 40%. Siamo oltre il doppio della media europea. Dall'altro capo della classifica europea la Francia, con quote dal 2 al 7% e qualche punta al 10%. La Gran Bretagna è sul 15%, la Spagna tra il 10 e il 13%".

Gli operatori chiedono anche un intervento dell'Antitrust, per la quale stamattina ha parlato il direttore generale dell'area Tutela dei consumatori, Giovanni Calabrò: "Per il passato, non abbiamo alcun potere. Per il futuro, invece, stiamo pensando di introdurre ulteriori accorgimenti rispetto a quelli che adottammo già nel 2000, quando stabilimmo le condizioni per l'ingresso del gruppo Benetton come operatore dominante sia tra i gestori di autostrade sia tra nella ristorazione in viaggio. All'epoca, per l'assegnazione dei contratti nelle aree di servizio, imponemmo gare separate per ciascuna area (tra distribuzione carburanti e ristorazione) e gestite da un advisor esterno, senza diritto di prelazione da parte del gestore precedente. Ora si può pensare a royalty non più fisse ma variabili (in base al venduto, ndr), ma comunque prestando attenzione agli aspetti quantitativi".

Nel frattempo - hanno denunciato gli operatori intervenuti al dibattito di stamattina - la crisi non ha solo diminuito il traffico, ma anche cambiato le abitudini di chi continua a viaggiare in autostrada: si è tornati all'abitudine di 30-40 anni fa di portarsi il cibo da casa e consumarlo nel piazzale dell'area di servizio, utilizzando i soli servizi igienici.
Una conferma indiretta viene dai risultati della ricerca dell'Istituto Piepoli: i clienti intervistati (la maggior parte viaggiava per vacanze) si è detta soddisfatta dei servizi, ma non dei prezzi.

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