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Questo articolo è stato pubblicato il 29 marzo 2013 alle ore 10:59.

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PYONGYANG - Al momento della firma del piano, mezzanotte ora di Pyongyang, il leader della potenza nuchleare Kim Jong-Un «ha giudicato che è arrivato il momento di saldare i conti con gli imperialisti Usa, vista la situazione» scrive l'agenzia ufficiale nordcoreana Kcna. È un giorno di alta tensione sull'Oceano Pacifico. La Corea del Nord sembra pronta a rispondere con le armi alle esercitazioni congiunte di Stati Uniti e Corea del Sud: rafforza le attività nelle basi missilistiche di medio-lungo raggio, ono in corso «massicci movimenti di veicoli e truppe» e che è stato notato un «improvviso incremento» delle attività. Traduzione pratica dei dispacci ufficiali delle agenzie di regime: alla fine di una riunione d'emergenza con i vertici militari, Kim «firma il piano sui preparativi tecnici per il lancio dei missili strategici dell'Esercito popolare nordcoreano (Kpa). La Corea del Sud - batte un'agenzia di Seul - aumenta il livello di guardia».

Kim avrebbe dunque ordinato l'allerta per tutte le unità missilistiche in risposta all'invio di bombardieri strategici B-2 Stealth Usa, in grado di trasportare armi nucleari, per esercitazioni congiunte con Seul. Nel caso di qualsiasi "avventata" provocazione degli americani, minaccia il leader nordcoreano, citato dall'agenzia di stampa ufficiale Kcna, le forze nordcoreane dovranno «colpire senza pietà il territorio americano... le basi militari nel Pacifico, comprese Hawaii e Guam, e quelle in Corea del Sud». La mossa di Pyongyang giunge dopo che il segretario alla Difesa Usa, Chuck Hagel, aveva chiarito che Washington non si sarebbe fatta intimidire dalle «minacce bellicose» di Pyongyang, al contrario «è pronta a rispondere ad ogni eventualità». Tant'è che poco prima di mezzanotte lo U.S. Strategic Command procedeva all'invio dei due bombardieri B-2 Spirit che sganciavano «munizioni inerti» in un campo militare sull'isola di Jikdo, per poi tornare alla propria base.

Invito alla calma dalle diplomazie di Russia e Cina. Il governo cinese ha lanciato un appello per uno "sforzo congiunto" per ridurre le tensioni nella penisola coreana, dopo che il leader nordcoreano Kim Jong-un ha ordinato di avviare i preparativi per un attacco missilistico contro gli Stati Uniti. L'attività militare unilaterale vicino alla Corea del Nord potrebbe far mandare la situazione "fuori controllo" innescando "un circolo vizioso": lo dice il ministro degli esteri russo Serghiei Lavrov, invitando a "non gonfiare i muscoli" e a "non usare la situazione come pretesto per risolvere con mezzi militari obiettivi geopolitici".

In questo complesso scacchiere di provocazioni e ripicche, la Corea del Nord non gioca la sua partita da sola: nelle stesse ore, assieme agli altri due "isolati" Iran e Siria, impedisce l'approvazione del primo trattato mondiale sul commercio delle armi, che vale ogni anno 80 miliardi di dollari. Al termine di 10 giorni di negoziati alle Nazioni Unite, i tre Paesi hanno espresso per due volte la loro opposizione al testo, da indurre il Presidente della conferenza, l'australiano Peter Woolcott, ad annunciare che non c'è accordo per l'adozione del testo. Una coalizione di Paesi di tutto il mondo ha già annunciato che la prossima settimana il testo arriverà davanti all'Assemblea generale dell'Onu, dove avrebbe la maggioranza dei due terzi per la sua approvazione. «Questo non è un fallimento, oggi il successo è rinviato e non di molto - ha detto il capo negoziatore britannico, Jo Adamson - un buon accordo è stato bloccato da Nord Corea, Repubblica islamica dell'Iran e Siria, ma la maggior parte delle persone nel mondo vogliono delle regole e queste sono le voci che devono essere ascoltate».

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