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Questo articolo è stato pubblicato il 30 marzo 2013 alle ore 16:22.
Giorgio Napolitano non è riuscito a formare un nuovo Governo «valido» per i veti incrociati dei partiti, ma tenta lo stesso di bloccare la tentazione di alcuni partiti di andare al voto subito. Tra le ragioni della sua scelta di non dimettersi e anche di formare due gruppi di lavoro sulle riforme economiche e istituzionali c'è anche quella di impedire che le forze politiche spingano il Paese di nuovo alle urne senza aver modificato la legge elettorale.
Una prospettiva che il capo dello Stato vede con angoscia perchè riprodurebbe lo stesso stallo di oggi che ha bloccato la nascita di un nuovo Esecutivo. E dunque non mettendo sul tavolo le sue dimissioni anticipate, non accelera la strada verso l'elezione del suo successore ritardando - anche se di poco - i tempi per l'insediamento di un nuovo inquilino del Colle che potrebbe subito sciogliere le Camere e rinviare il Paese al voto. Ora, con Napolitano che resta «fino all'ultimo giorno del mio mandato», questo scenario sembra più complicato, soprattutto se si pensa alla scadenza di fine giugno. Ma si potrebbe addirittura spostare a oltre l'autunno se davvero riuscisse a funzionare la task force che lui mette in campo. Nel senso che da quei due gruppi di lavoro potrebbe maturare un nuovo clima di condivisione che porterebbe non solo a una nuova legge elettorale, ma a una nuova condizione politica tale da far maturare perfino un governo di larghe intese.
Gli animal spirits dei partiti
La tentazione delle urne Giorgio Napolitano l'ha misurata durante i suoi colloqui con i gruppi parlamentari. E, del resto, anche le dichiarazioni ufficiali sono andate subito in quella direzione: un ultimatum tra l'opzione scelta politica scelta da ciascun partito altrimenti le elezioni subito. L'hanno detto sia Pierluigi Bersani che Silvio Berlusconi che addirittura fa già circolare sondaggi che lo danno in risalita e vincente alla Camera. Ma il punto è il Senato: perchè con il Porcellum e con tre forze politiche di quasi pari peso, si rischierebbe la stessa impasse che stiamo scontando. È, dunque, per piegare gli animal spirits dei partiti che - per ragioni tutte interne - vogliono le urne, è arrivata l'utima scelta di Napolitano. Niente dimissioni subito e due gruppi di lavoro che riescano a mettere in cottura riforme utili ma anche un clima utile. Utile anche per l'elezione del nuovo capo dello Stato che altrimenti si trasformerà in un vero e proprio scontro finale.
Occhio alle votazioni sul successore di Napolitano
Le prime reazioni dei partiti, tutti inclusi anche il Movimento 5 Stelle, sono di soddisfazione per la scelta del capo dello Stato. Tutti hanno dichiarato che aiuteranno l'iniziativa di Napolitano e dunque un primo risultato c'è. Ma il punto non è la nascita di questi due gruppi di lavoro ma se riuscirà a centrare il vero obiettivo per cui sono stati creati: allontanare il voto e indurre le forze a un dialogo e a responsabilità comuni. Non occorrerà molto tempo per prevedere i possibili esiti. Basterà aspettare dopo la metà di aprile quando cominceranno le votazioni sul nuovo inquilino del Colle. Se ci sarà un clima da accordo, i gruppi di lavoro andranno avanti facendo anche da embrione a un nuovo governo, se invece resta lo stallo di oggi si va allo scontro e quindi alle elezioni d'autunno.
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