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Questo articolo è stato pubblicato il 31 marzo 2013 alle ore 18:39.
La decisione di Giorgio Napolitano di mettere in campo due gruppi di saggi con il compito di avanzare proposte che potrebbero essere inserite nel programma del prossimo governo ricorda un po' l'esperienza vissuta dai Paesi Bassi, una monarchia costituzionale, nell'estate del 2010. La soluzione sarebbe stata suggerita al Capo dello Stato dalla delegazione di Scelta civica, in occasione delle consultazioni con il Colle.
Le elezioni che si tengono il 9 giugno di quell'anno determinano un quadro politico decisamente frammentato: su 150 seggi a disposizione alla Camera, i conservatori del Vvd (Partito del popolo per la libertà e la democrazia) ne ottengono 31; trenta per i laburisti del Pwda; 24 seggi per il Partito delle Libertà (la destra populista e xenofoba di Geert Wilders). Ancora: 21 seggi all'Appello cristiano democratico, 15 al Partito socialista, dieci ai verdi di sinistra e altrettanti al Democratici 66. Chiudono le forze politiche minori: tra Unione cristiana, Partito costituzionale riformato e Partito degli animalisti portano a casa nove seggi. Insomma, è un vero e proprio stallo: nessuno ha le forze per mettere in piedi una maggioranza.
Si cerca per prima cosa di intavolare trattative, per trovare un punto di incontro. Alla fine, poiché gli sforzi non vengono coronati da successo, interviene Sua maestà la Regina Beatrice, che propone di istituire una commissione di saggi, composta da personalità di rilievo di diverso orientamento politico, che deve indicare un programma comune, sulla base di pochi punti condivisi. Gli esploratori devono tentare di avvicinare per quanto possibile posizioni tra loro molto distanti. Intanto il governo dimissionario continua a operare. Dopo 44 giorni di riunioni continue, la task force definisce un programma, che ottiene l'adesione dei Cristiano democratici e del Partito popolare per la libertà. La destra di Wilders dà un appoggio esterno. Il tutto porta alla formazione di un esecutivo, che rimane in carica due anni: cade perché il Partito delle Libertà si sfila. Nel settembre del 2012 gli olandesi tornano al voto (e puniscono la destra, che ottiene 15 seggi).
Modello olandese applicabile all'impasse italiano? Fabrizio Cicchitto ha dei dubbi. «Noi non riteniamo che il modello olandese possa essere da noi imitato in tutta la sua dinamica e la sua lunghezza - spiega il deputato del Pdl - anche perché il governo Monti non ha più la nostra fiducia fin dai tempi del discorso di dicembre del segretario Alfano in Parlamento e, non a caso, quel discorso fu legittimamente interpretato dallo stesso Monti come un ritiro di fiducia».
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