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Questo articolo è stato pubblicato il 31 marzo 2013 alle ore 15:32.

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Il fuoco, l'acqua, il cero Pasquale. La Basilica buia, l'abbraccio della piazza. La Loggia sul mondo. Fotogrammi di una veglia pasquale, immagini di una risurrezione.
Papa Francesco sul sagrato buio della Basilica di San Pietro benedice il fuoco, poi in processione, portando il cero acceso, unica luce a rischiarare le navate, arriva all'altare della Confessione. Il diacono intona l'Exultet. Si accendono una parte delle luci. Solo all'annuncio della risurrezione con il canta del Gloria, tutta la Basilica verrà illuminata, per un colpo d'occhio meraviglioso. La veglia pasquale per i cristiani è la notte più importante. La vita ha vinto sulla morte. E Papa Bergoglio invita a fare memoria di quanto accaduto. È la novità di questa notte. Non importa se siamo stanchi, sfiduciati, se pensiamo di non farcela. Il segreto, la parola chiave ce la confida il Papa: «Non chiudiamoci in noi stessi, non perdiamo la fiducia, non rassegniamoci mai: non ci sono situazioni che Dio non possa cambiare, non c'è peccato che non possa perdonare se ci apriamo a Lui al Dio delle sorprese». «La novità spesso ci fa paura, anche la novità che Dio ci porta, la novità che Dio ci chiede. Siamo come gli Apostoli del Vangelo - prosegue -: spesso preferiamo tenere le nostre sicurezze, fermarci ad una tomba, al pensiero verso un defunto, che alla fine vive solo nel ricordo della storia come i grandi personaggi del passato». «Abbiamo paura delle sorprese di Dio; abbiamo paura delle sorprese di Dio! Egli ci sorprende sempre! Il Signore è così».

Il cero accanto all'altare è simbolo di Cristo risorto. La vita nuova che sorge da questa notte, e simboleggiata dall'amministrazione del sacramento del battesimo, cresima, prima comunione, amministrati a quattro adulti. Il colonnato del Bernini, non riesce ad abbracciare tutta la folla che si assiepa fin giù in via della Conciliazione. Cumuli di nuvoloni neri nascondono il sole. Ma i colori della piazza sono i volti delle centinaia di migliaia di persone, di fiori, di bandiere.

Il gesto è la cifra più importante nel rapporto con gli altri. Il Papa lo sa, l'intensità dei gesti a cui ci ha abituati ci fanno entrare più profondamente nella celebrazione eucaristica. Pax vobis è il saluto del Risorto agli apostoli nel Cenacolo. Ed è anche il saluto che il Papa rivolge ai fedeli per l'inizio della celebrazione. Non c'è omelia, così al termine della celebrazione, «il papa che sta cambiando la comunicazione» percorre in papamobile la piazza, in attesa di mezzogiorno, per il messaggio Urbi et Orbi.

L'abbraccio con le persone, festoso e gioioso di Jorge Mario tra la folla. Sorride, risponde ciao! ai giovani che lo salutano, abbraccia due ragazzi portatori di handicap, dai quali quasi non si vuole staccare. Bacia bambini. A mezzogiorno dalla Loggia centrale saluta così: «Buona Pasqua! Che grande gioia per me potervi dare questo annuncio: Cristo è risorto! Vorrei che giungesse in ogni casa, in ogni famiglia, specialmente dove c'è più sofferenza, negli ospedali, nelle carceri. Soprattutto vorrei che giungesse a tutti i cuori». Pasqua – ricorda -è «l'esodo, il passaggio dell'uomo dalla schiavitù del peccato, dal male, alla libertà dell'amore, del bene. Quanti deserti, anche oggi, l'essere umano deve attraversare! Soprattutto il deserto che c'è dentro di lui, quando manca l'amore per Dio e per il prossimo, quando manca la consapevolezza di essere custode di tutto ciò che il Creatore ci ha donato e ci dona». Poi ricorda e invoca la pace per il Medio Oriente, in Iraq, nell'amata Siria, in Mali, in Nigeria, «pace nell'est della Repubblica Democratica del Congo e nella Repubblica Centroafricana, dove in molti sono costretti a lasciare le proprie case e vivono ancora nella paura». Poi lo sguardo va sul mondo intero. «Ancora così diviso dall'avidità di chi cerca facili guadagni, ferito dall'egoismo che minaccia la vita umana e la famiglia, egoismo che continua la tratta di persone, la schiavitù più estesa in questo ventunesimo secolo, al mondo dilaniato dalla violenza legata al narcotraffico e dallo sfruttamento iniquo delle risorse naturali». E infine: «Pace a questa nostra Terra! Gesù risorto». Ha vinto l'amore di Dio, la misericordia, il Perdono. E la sorpresa. I saluti nelle varie lingue saltano.

Il Papa comunicatore, impartisce la benedizione, con la semplice stola rossa, sull'abito e lo zucchetto bianco. Quando era ancora Cardinale, Bergoglio ha scritto in un opuscoletto che ora gira nelle librerie che l'umiltà, insieme all'essenzialità sono le due principali caratteristiche per avvicinarsi bene alle perone. Grazie papa Francesco per insegnarcelo ogni giorno anche a noi.

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