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Questo articolo è stato pubblicato il 02 aprile 2013 alle ore 22:28.

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L'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato una misura storica: con una schiacciante maggioranza di 154 Paesi a favore, tre contrari e 23 astenuti, è stato adottato il primo Trattato internazionale sulla compravendita delle armi convenzionali.
Storico è anche il sostegno fornito dagli Stati Uniti - tra i promotori del documento con altri membri permanenti del Consiglio di Sicurezza come Francia e Gran Bretagna - il cui via libera è arrivato soprattutto grazie alla svolta impressa dal presidente Barack Obama.
A salutare con particolare soddisfazione la positiva conclusione delle trattative all'Onu è l'Italia, che in una nota della Farnesina definisce l'accordo «forte, equilibrato e realistico».

L'accordo dovrà essere ratificato dagli Stati e dai produttori di armi
L'accordo, il primo sulle armi da quello che bandiva i test nucleari siglato nel 1996, regolerà la compravendita di blindati, artiglieria di grosso calibro, velivoli da combattimento, navi da guerra, missili e lanciamissili e anche armi di piccolo calibro per un valore complessivo di 80 miliardi di dollari annui. L'accordo, però, dovrà essere ratificato dagli Stati e la National Rifle Association, la lobby dei produttori di armi entrata nel mirino dell'amministrazione Obama dopo la strage di Newtown, ha fatto sapere già che si opporrà.

Tra gli astenuti Russia e Cina
Lo sforzo globale per regolamentare il multimiliardario commercio delle armi aveva subito una battuta d'arresto la scorsa settimana quando Iran, Corea del Nord e Siria hanno impedito il raggiungimento di un accordo unanime. Senza sorprese il no odierno dei tre Paesi, motivato con il fatto che il trattato sarebbe discriminatorio nei loro confronti. Tra gli astenuti invece ci sono Russia, Cina, Cuba, Venezuela e Bolivia.

Per la prima volta regolamentata la compravendita di armi
Il documento - la cui adozione è stata salutata dall'Assemblea Generale con un lungo applauso - definisce per la prima volta gli standard internazionali per la compravendita delle armi, legandoli al rispetto dei diritti umani: non controlla l'uso domestico, ma richiede che gli Stati membri si dotino di normative nazionali sul trasferimento delle armi convenzionali, tra cui carri armati, aerei e navi da guerra, veicoli da combattimento, artiglieria, elicotteri, missili, razzi a lunga gittata, ma anche fucili, pistole e munizioni.

Divieto di trasferire armi nei paesi in guerra
È previsto inoltre il divieto, per gli Stati che ratificano il trattato, di trasferire armi in caso di violazione di un embargo, atti di genocidio, crimini contro l'umanità e crimini di guerra. Per autorizzare o meno l'esportazione, il testo stabilisce che ogni Paese dovrà valutare se le armi potrebbero essere usate per violare i diritti umani o utilizzate da terroristi o membri della criminalità organizzata. Gli Stati ratificheranno il trattato a partire dal mese di giugno, e il documento entrerà in vigore con la firma di almeno cinquanta Paesi.
Esultano gli attivisti di Amnesty International, secondo cui «la vittoria di oggi dimostra come la gente comune che ha a cuore la tutela dei diritti umani può combattere per fermare la lobby delle armi e salvare tante vite».

Tra i massimi oppositori del documento c'è infatti la National Rifle Association (Nra), potentissima lobby statunitense, che ha definito il trattato un attentato al diritto sancito nel Secondo Emendamento della Costituzione Usa, quello che garantisce a tutti il possesso di pistole e fucili per la legittima difesa.
«La voce della ragione ha trionfato sugli scettici, e ora chiediamo al presidente Obama di essere il primo a firmare il documento, il prossimo 3 giugno», hanno affermato ancora gli attivisti di Amnesty International in un comunicato.

Per gli esperti tuttavia è difficile dire che impatto avrà il trattato sul commercio globale delle armi, soprattutto nel breve periodo. In situazioni di conflitto come quella attualmente in corso in Siria, ad esempio, è improbabile che il testo avrà effetto sulla fornitura di armi al governo di Damasco, proveniente in gran parte dall' Iran, che si è opposto al documento, e dalla Russia, che si è astenuta.

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