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Questo articolo è stato pubblicato il 02 aprile 2013 alle ore 12:50.

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Lacrime e sangue, altro che decrescita felice o il miraggio di arginare la caduta del Paese con slogan tanto accattivanti, tanto demagogici. A Parma, il Comune governato da quasi un anno dai grillini, saranno i cittadini a pagare salato il costo della crisi. A colpi di tasse alle stelle e rincari dei servizi pubblici. Un rigore teutonico, o meglio "montiano", per tenere in piedi il bilancio della città. Un paradosso gigantesco per il Movimento 5 stelle che alla prova del governo veste i panni dello spietato tosatore.

Le entrate tributarie della città emiliana, cioè le tanto odiate tasse, saliranno quest'anno di 30 milioni di euro in un colpo solo. Un balzo all'insù di oltre il 20% rispetto al bilancio del 2012. E quei 168 milioni di entrate tributarie non sono episodiche. Il trend della pressione fiscale locale resterà su quei livelli fino a tutto il 2015. La parte del leone la farà la tanto vituperata Imu. L'imposta sulla casa, che i grillini osteggiano, porta nelle casse del comune quest'anno 84 milioni di euro, più di un quarto dell'intero bilancio. E il paradosso nel paradosso è che nel laboratorio di governo grillino l'aliquota sulla prima casa è ai massimi, allo 0,6%. Altro che aboliamo l'Imu! C'è. Si tiene e la si tiene al carico massimo. E che dire dell'Irpef locale. Da lì arrivano altri 25 milioni di euro con l'aliquota allo 0,8% non certo tra le più popolari.

Il rigore a Parma non risparmia davvero nessuno. Sono in forte aumento le rette dei servizi. Gli incassi dagli asili nido per il Comune salgono quest'anno a 3,9 milioni dai 3,4 milioni precedenti. Le mense per l'infanzia porteranno a entrate per 4,2 milioni contro i 3,3 milioni del 2012 (con un aumento del 30%). Dalle mense scolastiche sono previsti incassi per 5,1 milioni (+10% sul bilancio precedente). Per non parlare delle previsioni di incasso dalle multe previste dalla Giunta in rialzo del 9%. E che dire della tassa rifiuti? Anche qui non si scherza. Dal tributo sono attesi proventi per oltre 39 milioni e con la nuova Tares sono previsti incassi per 4 milioni aggiuntivi al costo del servizio per l'introduzione di un'aliquota dello 0,3% relativa ai servizi indivisibili. Come si vede un bilancio, quello del sindaco Federico Pizzarotti e della sua Giunta grillina, tutto all'insegna della stretta fiscale e del rigore assoluto. Un bagno di realpolitik che capovolge completamente le promesse elettorali e sul piano nazionale contraddice molte delle idee forti del movimento. L'Imu, la tanto odiata tassa, è il vero motore della Giunta. Altro che abolire il prelievo sulla prima casa, qui a Parma si spinge al massimo l'odiata tassa. Senza quegli 84 milioni di incasso verrebbe meno metà delle entrate correnti e il Comune vedrebbe aprirsi una voragine nei conti.

Certo Pizzarotti eredita una situazione pesante. Un Comune sull'orlo del crac con un debito complessivo derivante dallo sfascio delle partecipate che supera gli 800 milioni. E non va dimenticato che la gestione dissennata dell'ex sindaco Vignali, finito in manette, ha davvero portato il Comune sull'orlo del fallimento. Pizzarotti governa quindi all'insegna dell'emergenza. Ma delle tante promesse elettorali si è visto ben poco. A partire dai nodi dei dissesti delle società pubbliche che Pizzarotti ha ereditato, dalla STT che necessiterà nel 2013 di liquidità per 13 milioni; alla Spip indebitata da sola per 104 milioni.

Il Governo 5 Stelle si è trovato con le spalle al muro di fronte allo sfascio della precedente truffaldina gestione. Ma poco è stato fatto. Si pensi all'inceneritore fulcro della campagna elettorale all'insegna del non si fa. Quell'inceneritore invece si farà e in più pende sul Comune una causa per oltre 20 milioni da parte della società Iren per immotivata interruzione dei lavori. Il danno e ora anche la beffa.E che dire del Teatro Regio su cui in campagna elettorale Pizzarotti si era scagliato per la gestione poco trasparente e dispendiosa? Il cambio di rotta forse ci sarà, ma intanto il Comune ha dovuto aumentare di 900mila euro l'anno per i prossimi anni la quota di trasferimenti, pena il fallimento. Si dirà che quando si eredita un fardello gravoso come nel caso del Comune di Parma, la strada diventa stretta. Molto stretta.

Ma Parma in fondo è come Roma. È lo specchio dell'Italia. Debito alle stelle, squilibri di bilancio. A Parma il Movimento 5 Stelle ha scelto la via dell'austerità e del rigore finanziario, tanto deprecato da Beppe Grillo. E un Governo nazionale dei Grillini farebbe come a Parma, cioè aumentando a dismisura la stretta fiscale e impoverendo i cittadini? O deciderebbe per aprire la strada al deficit di bilancio e allo sfascio dei conti pubblici pur di evitare la tosatura fiscale degli italiani? Parma insegna. Un conto sono le illusioni e gli slogan a effetto, un conto è la realtà. Dura e impietosa come a Parma.

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