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Questo articolo è stato pubblicato il 03 aprile 2013 alle ore 09:32.

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ROMA - Larghe intese sul pagamento dei crediti vantati dalle imprese nei confronti della pubblica amministrazione. Camera e Senato all'unanimità hanno approvato la risoluzione unitaria sottoscritta da tutte le forze politiche, M5s compreso, alla relazione del Governo che aggiorna i saldi di finanza pubblica. E che consentirà all'Esecutivo di varare oggi il decreto legge per sbloccare i pagamenti alle imprese.

Alla fine, dunque, il M5s ha rinunciato all'idea di presentare nei due rami del Parlamento proprie proposte di risoluzione in cambio di alcune "concessioni" nel testo su priorità considerate irrinunciabili per sostenere le Pmi. Prima fra tutte l'introduzione di meccanismi di pubblicità, «anche attraverso sistemi informatici», delle attività di certificazione dei propri debiti svolte dagli enti locali verso lo Stato, «al fine di consentire un controllo diffuso da parte dei cittadini e delle imprese».
Il lavoro di tessitura dei due relatori, Marco Causi (Pd) a Montecitorio, e Filippo Bubbico (Pd) a Palazzo Madama, ha convinto i grillini a votare il documento su cui nelle Commissioni speciali si era già registrata la convergenza delle altre forze politiche. È passata quindi senza intoppi la relazione con le nuove stime del Def e che rivedono al ribasso i saldi di finanza pubblica per gli anni 2012, 2013 e 2014, in particolare elevando dal -1,8 al -2,4% la stima del rapporto fra indebitamento netto e Pil nel 2013.
Target ribaditi dal ministro dell'Economia, Vittorio Grilli, nel suo intervento al Senato: arriveranno in «tempi brevissimi» le misure del Governo per favorire il pagamento dei debiti alle imprese da parte della Pa, ma – ha affermato – con l'imperativo di «mantenere l'indebitamento al 2,9%». Anche perché – ha sottolineato Grilli – il limite del 3% per il deficit-Pil è «invalicabile».

Ma continua ad esserci più di un timore sulle ricadute dell'aggiornamento del quadro programmatico di finanza pubblica. Secondo il vicepresidente della commissione speciale della Camera, Pier Paolo Baretta (Pd) «l'intervento sui pagamenti va assolutamente realizzato» ma con l'aggiornamento del saldo di bilanccio dal 2,4% al 2,9% «si rischia il prefigurarsi di una manovra corettiva».
In ogni caso la partita da chiudere prioritariamente è quella sui pagamenti Pa. Nella relazione di Causi alla Camera si sottolinea che «in sede di attuazione del decreto», devono essere «individuate le forme convenzionali e di monitoraggio in grado di garantire che l'afflusso di nuova liquidità sia interamente destinato al sostegno dell'economia reale e delle imprese». A palazzo Madama l'altro relatore Bubbico, che è anche uno dei saggi della task force economica formata dal capo dello Stato, si è soffermato soprattutto sul dato politico: «In una situazione così drammatica di crisi, l'unità di intenti che si è registrata oggi nell'Aula del Senato da parte di tutte le forze politiche a favore dello sblocco dei crediti dovuti alle imprese da parte della Pa costituisce – ha detto – un importante segnale al Paese».

Un'unità d'intenti raggiunta dopo la scelta dei grillini. Era «opportuno ritirare la nostra risoluzione per convenire su quella unitaria», ha affermato in Aula al Senato Enrico Cappelletti (M5s) aggiungendo: «Noi crediamo che i debiti vadano pagati tutti, prima alle aziende e poi alle banche. Prima alle Pmi e poi alle grandi imprese». A sottolineare la necessità di allargare la platea a tutti i creditori è stato alla Camera Enrico Zanetti (Scelta civica) evidenziando che «i destinatari dei pagamenti degli arretrati saranno non soltanto le imprese, ma tutti i fornitori della Pa, compresi quindi i liberi professionisti, troppo spesso dimenticati» in questo tipo di provvedimenti.
La risoluzione approvata dalle Camere pone almeno quattro condizioni al Governo di carattere generale e più strettamente legate ai saldi finanza pubblica. Tra queste la verifica da parte dell'Esecutivo che l'Italia, dopo aver ridotto il disavanzo sotto il 3% del Pil nel 2012, possa ottenere nel 2013 una valutazione positiva nelle procedure europee su deficit eccessivi, così come Palazzo Chigi dovrà operare affinché la "mini golden rule" diventi permanente e sia utilizzata a vantaggio di investimenti produttivi che abbiano impatto sullo sviluppo economico. Il testo, inoltre, impegna il Governo a tutelare «le situazioni di crisi aziendale sulla base di principi di equità e di solidarietà». E, per le imprese che ne fanno richiesta, ad autorizzare la compensazione di crediti commerciali con eventuali debiti tributari.

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