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Questo articolo è stato pubblicato il 04 aprile 2013 alle ore 06:41.

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PARIGI. Dal nostro corrispondente
«Uno shock». Lo stesso François Hollande, che non ama i paroloni, ha dovuto riconoscere che di questo si tratta. L'ammissione da parte dell'ex ministro del Bilancio Jérôme Cahuzac di avere un conto estero non dichiarato - aperto in Svizzera e poi trasferito a Singapore - dopo aver ripetutamente negato, e quindi mentito, davanti al presidente, al capo del Governo, al Parlamento, è «uno shock» dal quale sarà molto difficile riprendersi.
Tanto più quando a essere accusato di frode fiscale e di riciclaggio di denaro di provenienza sospetta è il ministro dei 20 miliardi di tasse e della lotta all'evasione fiscale.
Hollande ha cercato ieri di mettere la prima pietra di questo durissimo lavoro di ricostruzione della fiducia dei cittadini nella sua classe dirigente. Operazione ai limiti dell'impossibile. Proprio quando è ai minimi storici di popolarità, la crisi continua a imperversare e l'estrema destra anti-sistema rialza prepotentemente la testa (pochi giorni fa, in un voto nell'Oise, il Fronte nazionale ha sfiorato la vittoria).
Prima di partire per una visita di due giorni in Marocco, ha parlato brevemente ai francesi (il secondo intervento televisivo in una settimana) dall'Eliseo. Ha sottolineato «lo stupore e la collera» nei confronti di un ministro che «ha commesso un oltraggio alla Repubblica». Ha assicurato che Cahuzac «non ha goduto di alcuna protezione» e che sulla vicenda «sarà fatta piena luce».
E ha annunciato tre provvedimenti per le prossime settimane: la riforma del Consiglio superiore della magistratura per rafforzarne l'indipendenza; l'obbligo per ministri e parlamentari di comunicare tutte le informazioni sulla loro situazione patrimoniale; l'esclusione a vita da qualsiasi incarico pubblico per gli eletti che sono stati condannati per frode fiscale o corruzione.
«La Repubblica - ha concluso - è fondata sulla verità, l'onestà e l'onore. Questa vicenda deve renderci ancora più esigenti, più intransigenti. E vi assicuro che lo sarò perché so cosa rappresenta questa ferita per i francesi».
Ha trovato le parole giuste, Hollande. Ma non basterà a disinnescare la "bomba Cahuzac". L'onda d'urto è talmente forte che per evitare di rendere ancora più fragile la sua posizione (in fondo l'errore di casting è suo) Hollande dovrà quanto prima cambiare Governo. A partire dal premier - questo Jean-Marc Ayrault non ha carisma e ha più volte dimostrato di non avere l'autorità e l'autorevolezza necessarie per gestire la squadra - e dal ministro dell'Economia Pierre Moscovici.
Da ieri c'è soprattutto lui, nel mirino dell'opposizione ma anche della stampa. Spettava soprattutto a lui, il grande capo di Bercy, capire per tempo cosa stava succedendo e correre ai ripari. Invece di continuare fino all'ultimo a difendere Cahuzac, facendo addirittura filtrare la notizia che dalle prime informazioni provenienti dalla Svizzera il conto non c'era. Moscovici ha candidamente ammesso di aver «peccato per eccesso di fiducia». Una colpa grave, in politica. Come l'ingenuità, il dilettantismo che in questa storia hanno mostrato in molti. Senza rendersi conto che il terremoto era in arrivo. Tanto più devastante per un partito socialista che ha un corposo passato di derive affaristiche, al quale appartiene un personaggio come Strauss-Kahn (con le sue perversioni sessuali) ma anche quel Jean-Noël Guérini che continua a presiedere la Regione di Marsiglia nonostante l'incriminazione per associazione a delinquere.
Per evitare di trasformare il caso Cahuzac in affare di Stato, Hollande dovrà dimostrare ai francesi di essere capace di riprendere in mano la situazione, ma anche di convincerli che la catena delle menzogne inizia e finisce con Cahuzac. Che nessun altro - all'Eliseo, a Matignon, a Bercy - ha taciuto pur sapendo.
E deve fare in fretta. Perché tra un anno ci sono le elezioni comunali e se la destra è a sua volta alle prese con qualche scandalo e le divisioni interne, Marine Le Pen (pur sfiorata dal caso Cahuzac, visto che il fiscalista che ha aperto il conto all'Ubs sarebbe un suo consigliere) è pronta a raccogliere i voti della protesta, del malessere, dell'indignazione.
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LE DATE CHIAVE

4 dicembre 2012
Il sito Mediapart afferma che Jérôme Cahuzac ha avuto fino al 2010 un conto non dichiarato in Svizzera, presso la banca Ubs. In prima linea nella lotta all'evasione fiscale, il ministro del Budget smentisce fermamente l'accusa
5 dicembre
Il sito pubblica una registrazione, una persona preoccupata per un passato deposito in Svizzera. È la voce di Cahuzac, sostiene Mediapart, che viene querelato dal ministro
7 dicembre
La Procura apre un'indagine preliminare: il 19 dicembre Cahuzac chiede a Ubs di certificare che il conto non sia mai esistito. L'istituto svizzero si rifiuta
8 gennaio 2013
La Procura di Parigi apre un'inchiesta preliminare per occultamento di frode fiscale
15 marzo
Mediapart conferma che la voce della registrazione appartiene a Cahuzac. Il 19 anche la polizia conferma, e in serata Cahuzac presenta le dimissioni ma continua a dichiararsi innocente
2 aprile
«Devastato dai rimorsi», Cauzac ammette di aver detenuto il conto per 20 anni e chiede perdono

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