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Questo articolo è stato pubblicato il 04 aprile 2013 alle ore 10:39.

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Come annunciato nei giorni scorsi Ruby El Marough, la giovane marocchina al centro dei 2 processi milanesi sui presunti festini a luci rosse ad Arcore, ha manifestato davanti al tribunale di Milano per essere stata cancellata come testimone in aula.

La giovane ha letto, tradita dall'emozione a tratti piangendo ma davanti alla telecamere, un lungo comunicato nel quale racconta la sua versione dei fatti: «Non ho mai avuto rapporti sessuali a pagamento e non li ho mai avuti con Silvio Berlusconi. Per colpire lui la stampa ha fatto del male a me. Mi spiace avergli raccontato tante bugie oggi sono sicura, si sarebbe dimostrato rispettoso e disposto ad aiutarmi anche se avessi detto la verità. Ho capito solo dopo che è in corso una guerra contro Berlusconi e io ne sono rimasta coinvolta. Sono spiaciuta di aver fatto una cavolata dicendo che ero parente di Mubarak, ho giocato di fantasia perché il vecchio passaporto me lo ha permesso- per essere ancor più credibile, la giovane ha mostrato ai giornalisti un falso passaporto nel quale compariva il nome di Mubarak- Quello che dovevo dire l'ho detto ora spero che mi chiamino.

Insultata a messa la domenica di Pasqua
La ragazza ha aggiunto anche di aver subito una violenza psicologica da parte dei magistrati e di essere stata insultata durante la Messa a Pasqua: «L'unica prova fornita nel processo che dimostrerebbe che mi prostituivo, sono delle fotografie che il capo degli investigatori ha mostrato in aula dopo averle scaricate dal mio profilo Facebook: una circostanza ridicola. All'epoca dei fatti avevo solo 17 anni e di questo stampa e magistrati non hanno tenuto conto... Ho poi subito un ennesimo episodio di intolleranza quando la domenica di Pasqua una persona guardando mia figlia ha detto spero che non diventi come sua madre. C'é ancora tanta gente che mi guarda dall'alto in basso mi considerano una prostituta, sebbene il processo abbia dimostrato esattamente il contrario. Trovo sconcertante e ingiusto che nessuno voglia ascoltarmi, soprattutto perché secondo l'ipotesi accusatoria io sarei la parte lesa, secondo la ricostruzione dei pubblici ministeri sarei la vittima».

Attaccato ingiustamente anche il mio compagno

Nelle sue dichiarazioni Ruby ha fatto riferimento più volte al suo compagno Luca Risso alla figlia Sofia e alle sue umili origini: «Voglio che mia figlia sia fiera di sua madre» e ha parlato di violenza «che oggi colpisce anche il mio compagno Luca Risso, che é accusato dalla procura di Genova di reati mai commessi. La verità é che vengo da una paesino che si chiama Letojanni e che la mia famiglia vive in condizioni di grande precarietà. La verità é che per tanto tempo volevo essere un'altra persona e adesso pago il conto: il rischio di vivere il resto della mia vita con appiccicato il marchio infamante della prostituta che qualcuno ha voluto affibbiarmi a tutti i costi».

Il cartellone: no ai pregiudizi
«Voglio difendermi dalle bugie e dai pregiudizi«. Così recita un cartellone che Ruby ha portato davanti al Palazzo di Giustizia. Sull'altra facciata del cartellone è scritto invece: «Caso Ruby: la verità non interessa più?»

A che punto sono i processi
Nonostante lo sfogo in diretta Ruby non potrà più essere ascoltata nel processo in cui Silvio Berlusconi è imputato di concussione e prostituzione minorile, poiché è già in fase di discussione, non c'è più spazio per i testimoni. Al massimo potrà essere convocata nel processo-fratello contro Emilio Fede, Nicole Minetti e Lele Mora.
Secondo indiscrezioni raccolte in ambienti parlamentari probabilmente slitterà l'udienza fissata per il 18 aprile, quando la sesta sezione penale della Cassazione dovrà decidere se trasferire da Milano a Brescia i processi Mediaset e Ruby in cui è imputato il Cavaliere, perché per quella data l'ex premier e i suoi legali-parlamentari Niccolò Ghedini e Piero Longo parteciperanno al Parlamento in seduta comune per l'elezione del nuovo capo dello Stato. Il 22 aprile invece dovrebbe ricomiciare il processo Ruby e a prendere la parola sarà il procuratore aggiunto Ilda Boccassini, chiamata a concludere la requisitoria iniziata il 4 marzo scorso e a chiedere la condanna per l'ex premier accusato di concussione e prostituzione minorile.

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