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Questo articolo è stato pubblicato il 05 aprile 2013 alle ore 06:36.

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TOKYO - La Banca centrale che fu pioniera del QE (quantitative easing) torna a scrivere la storia lanciando il QQE (quantitative and qualitative easing). Nel severo edificio della Nippon Ginko a Nihombashi è andata in scena una rivoluzione: il primo board presieduto dal nuovo governatore Haruhiko Kuroda ha accantonato ogni preoccupazione sul debito e la credibilità a lungo termine per lanciare uno stimolo monetario all'economia equivalente a 1.400 miliardi di dollari, in meno di due anni, nel Paese industriale a più alto indebitamento (rispetto al Pil) del mondo.

Criticata per un decennio per fare le cose "too little, too late", la Bank of Japan (BoJ) ha deciso di agire in modo "fast and furious" (definizione di un autorevole analista) che ha sorpreso e anzi scioccato i mercati. Al "lascia o raddoppia" della lotta alla deflazione, Kuroda ha deciso di raddoppiare su tutta la linea: entro la fine del 2014 sarà di dimensioni doppie sia la base monetaria, sia il balance sheet dell'istituto centrale, principalmente attraverso il raddoppio degli acquisti di titoli pubblici (e della loro durata residua media) e anche di strumenti finanziari privati rischiosi come gli Etf. Tutti i tabù sono caduti.

L'istituto, che non andava oltre lo shopping di bond triennali, ora si comprerà persino i Jgb a quarant'anni. Il sacro benchmark della vecchia politica monetaria, ossia l'overnight call rate, viene dichiarato inutile: il target di riferimento della BoJ sarà, al suo posto, l'intera base monetaria. Quella stessa rigida istituzione che nel 2001 aveva introdotto la "regola delle banconote" al fine esplicito di tutelare la credibilità propria e quella dello yen dichiara che sfonderà alla grande questa limitazione che si era autoimposta, sia pure temporaneamente: l'ammontare dei titoli di Stato nel portafoglio della banca centrale non sarà più contenuto entro il volume delle banconote di circolazione (considerate liabilities a lungo termine), ma lo supererà di oltre tre volte a fine 2014 arrivando a 290mila miliardi di yen (contro 90mila miliardi di yen in biglietti di banca circolanti).

Al briefing per la stampa estera, il funzionario della BoJ non mostrava neanche imbarazzo nel cercare di spiegare il perché di una decisione unanime presa da un board la cui maggioranza (6 su 9 membri) aveva pure avallato - sotto la precedente gestione dell'ex governatore Masaaki Shirakawa - un approccio opposto improntato alla prudenza. Se Shirakawa, con evidente malavoglia, aveva accettato su pressioni del governo il target di inflazione del 2% come qualcosa a cui tendere, ieri il comunicato è stato categorico: «La banca raggiungerà» (non più: «tenderà a conseguire») l'obiettivo «nell'arco di circa 2 anni» (altra novità assoluta: l'impegno temporale) e per di più manterrà la politica ultra-espansiva finché il rialzo annuo dei prezzi al consumo sarà del 2% in modo sostenibile (ovvero sostanzialmente permanente).

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