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Questo articolo è stato pubblicato il 05 aprile 2013 alle ore 19:05.

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Napoli, complesso InterfanNapoli, complesso Interfan

Un importante passo in avanti per la riqualificazione urbana dell'area orientale di Napoli è stato compiuto qualche giorno fa con la firma del protocollo d'intesa, per l'attuazione del grande progetto di riqualificazione della periferia orientale di Napoli, da parte di Regione Campania, Comune di Napoli, Comitato NaplEst, presidente dell'Unione industriali di Napoli, Acen (Associazione costruttori edili di Napoli) oltre che Fintecna Immobiliare e Cdc. Non un protocollo come tanti: per la prima volta si costituisce una cabina di regia con soggetti pubblici e privati per monitorare e promuovere la realizzazione di un grande intervento di riqualificazione urbana dal valore complessivo di oltre due miliardi.

E in realtà di innovazioni il progetto promosso dal Comitato NaplEst, presieduto dall'imprenditrice Marilù Faraone Mennella, ne propone molte. In primo luogo l'alta percentuale di investimenti privati (2,3 miliardi) mentre a carico del pubblico saranno realizzate solo infrastrutture e opere di urbanizzazione, per cui è previsto il finanziamento europeo. Per queste, rete stradale e opere di urbanizzazione di base, è previsto un investimento complessivo di 206,9 milioni di cui 106,9 milioni di fondi Por Fesr 2007–2013, accordati da Bruxelles, e 100 milioni ricavati dalla riprogrammazione del Piano azione e coesione.

Innovativi, poi, sono la formula del recupero sulla base di un progetto per grandi linee ampiamente predefinito, la mixitè di funzioni con quote di abitazioni, servizi e verde, il coinvolgimento di numerosi soggetti imprenditoriali tra cui rappresentanti locali e grandi gruppi industriali. Gli obiettivi: l'intervento dovrà essere remunerativo ma dovrà anche produrre crescita economica e sociale. Un modello, insomma, recentemente elogiato anche dal ministro della giustizia Paola Severino che ha voluto visitare i cantieri e le opere. E che gode dell'attenzione di operatori internazionali del settore.
In parte le opere sono realizzate o a buon punto. Il recupero dell'ex Interfan, a esempio, con un impegno di 32 milioni, consente il riuso della fabbrica dismessa negli anni sessanta ricavando anche spazi per beni, servizi, attività commerciali e direzionali e per parcheggi. Il campus per l'Università Partenope, dentro il complesso della Manifattura Tabacchi, il grande complesso Brin 69, da 30 milioni,con un primo lotto completato e altri due in costruzione avanzata. Il porto di Vigliena, dove i lavori sono avviati, la Città del Libro, a buon punto. Insomma, parliamo di una riqualificazione che ormai è in parte una realtà. Così dove prima c'erano per lo più edifici abbandonati e cadenti, affacciati su strade invase dai rifiuti, con pochi negozi aperti e insegne rotte, oggi compaiono nuove strutture o cantieri in attività.

I tasselli del puzzle sono numerosi. Il programma si articola in 20 progetti, per i quali verranno impiegate 15mila persone l'anno in fase di realizzazione, mentre, a consegna avvenuta, gli occupati stabili saranno, stando alle previsioni, 26mila. A mettere la firma sugli interventi imprenditori cittadini - dal presidente del comitato promotore dell'iniziativa Marilù Faraone Mennella al costruttore Ambrogio Prezioso -, insieme con colossi industriali del calibro di Eni e Kuwait Petroleum. Accanto a progetti – ideati sempre nel rispetto del Piano regolatore generale – come "Città del libro" che coinvolge 26 piccole e medie aziende, un quartiere ecosostenibile a Gianturco, il più grande Palaeventi d'Italia (12 mila posti) a Ponticelli. Iniziative per la portualità (Vigliena e Terminal di levante), il recupero di fabbriche dismesse. Dei 265 ettari, 90 saranno dedicati a un parco urbano e il 23% delle opere sarà destinato a nuove residenze.

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