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Questo articolo è stato pubblicato il 05 aprile 2013 alle ore 06:38.

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Più che banche centrali, sembrano ormai moderne incarnazioni di Babbo Natale: da anni regalano infatti ai mercati finanziari liquidità a costo quasi zero. Denaro facile. Dal giugno 2007, quando la grande crisi finanziaria iniziava a mostrare i primi sintomi, le banche centrali di tutto il mondo hanno infatti iniettato 22.300 miliardi di dollari. La quantità di liquidità, secondo l'aggregato M2 globale calcolato da Bloomberg, è aumentata in meno di 6 anni del 70%: da 31.653 miliardi di dollari a 53.975 miliardi. Ormai nel mondo la liquidità è pari al 77% del Pil. Nel 2007 il rapporto era al 56%. Insomma: siamo sommersi di soldi. Peccato che in pochi se ne siano accorti.
Le fabbriche dei soldi
Ieri è stata la Banca centrale del Giappone ad annunciare nuovi super-stimoli monetari: comprerà titoli di Stato e altri strumenti finanziari con denaro fresco di stampa, fino a raddoppiare la liquidità sul mercato. Dal 2007 ad oggi la Banca del Giappone ha già aumentato del 53% la base monetaria (cioè le banconote, le monete e le attività liquidabili rapidamente) e ha già comprato 105mila miliardi di yen di titoli di Stato locali. Ormai detiene l'11% del debito pubblico nipponico. E ora ha annunciato il raddoppio.
La Fed Usa in 6 anni ha aumentato la quantità di denaro (la base monetaria) di 2mila miliardi di dollari. Per farlo ha comprato titoli di Stato e obbligazioni varie per migliaia di miliardi: ormai nella sua grande "pancia" ci sono 1.788 miliardi di titoli di Stato Usa (quasi il 16% del debito pubblico americano) e 1.016 miliardi di obbligazioni legate ai mutui. La Banca d'Inghilterra ha fatto lo stesso per 375 miliardi di sterline. Solo la Bce, imbrigliata nei suoi mille vincoli statutari, ha tenuto il piede sul freno. Con i suoi maxi-finanziamenti alle banche (Ltro) del 2011-2012 ha iniettato liquidità nel sistema, ma dal 2007 ad oggi la base monetaria è aumentata "solo" di 723 miliardi di euro. E ora sta frenando, mentre nel resto del mondo accelera.
La finanza brinda
Tutta quest'abbondanza ha avuto un effetto immediato innanzitutto sui mercati finanziari. Per gli investitori di tutto il mondo è infatti una pacchia: possono comprare qualunque cosa (azioni o obbligazioni) prendendo in prestito tutto il denaro che vogliono. È così che Wall Street ha sfondato in questi giorni il suo massimo storico: dal minimo toccato il 2009 la Borsa Usa ha guadagnato il 61%. Perché c'è una quantità immensa di liquidità. E destini analoghi sono capitati un po' su tutti i mercati finanziari: le Borse mondiali nel 2012 hanno guadagnato il 27%, i bond ad alto rischio il 22%, quelli dei Paesi emergenti il 16%...
La ripresa dei mercati ha lentamente trascinato anche l'economia reale. Negli Stati Uniti il Pil è cresciuto del 2,2% nel 2012 ed è atteso in aumento dell'1,8% quest'anno. La ricchezza privata è aumentata del 7,4% nel 2012 e anche i prezzi delle case hanno svoltato. La speranza di tutte le banche centrali è che la ricetta funzioni ovunque: che il denaro facile e i tassi bassi aiutino il mondo a uscire dalla crisi.
Effetti collaterali
C'è solo un problema: nessun pasto è gratis. Da un lato l'immensa liquidità si è in gran parte fermata sui mercati finanziari: al record di Wall Street, insomma, non fa da contraltare la salute record dell'economia. Inoltre, dato che la ricchezza è arrivata attraverso il canale finanziario, ad avvantaggiarsene sono stati in pochi: è così che il divario tra ricchi e poveri continua a crescere. Per di più la droga monetaria, e la sensazione di benessere che ne deriva, rischia di allontanare la risoluzione dei problemi strutturali: a partire dalla necessaria riduzione dei debiti pubblici.
Per di più queste manovre hanno l'effetto (voluto) di svalutare le monete nazionali. Non è un caso che ieri, dopo l'annuncio in Giappone, lo yen abbia perso il 3,2% sul dollaro. Il problema è che per una moneta che si svaluta, ce ne sono altre che si rivalutano. Purtroppo l'Europa, dato che la Bce non può adottare le stesse politiche, rischia in questa "guerra delle valute" di restare col cerino in mano. Anche se – osserva Luca Mezzomo, economista di Intesa Sanpaolo – guardando la bilancia dei pagamenti non si può dire che l'euro sia sopravvalutato.
Ma i problemi veri potrebbero arrivare quando, prima o poi, le banche centrali dovranno ritirare tutta questa liquidità in eccesso. Senza "droga" monetaria, insomma, i mercati finanziari ormai assuefatti potrebbero invertire rotta. Trascinando nuovamente con sé l'economia reale. Quel giorno sembra ancora lontano, dato che – come nota l'economista di Mps Capital Services Antonio Cesarano – per ora la velocità di circolazione della moneta è bassa. Dunque, per ora, la grande liquidità non produce inflazione. Ma prima o poi il problema della exit strategy si dovrà pur porre.
m.longo@ilsole24ore.com
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Dati riferiti a Eurozona, Usa, Cina, Giappone, Corea, Australia, Canada, Brasile, Svizzera, Messico, Russia e Taiwan

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