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Questo articolo è stato pubblicato il 05 aprile 2013 alle ore 06:37.

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LONDRA. Dal nostro corrispondente
L'immagine più efficace ce l'ha regalata la column sul Guardian di Simon Jenkins. «Funziona così. Si ordina alla tipografia De la Rue di stampare 14 miliardi di sterline, più o meno il gettito dell'Iva dalla vendita al dettaglio nel 2012. Una squadra di camion carica il danaro e lo porta alla base della Raf di Northolt. Le banconote sono poi sistemate su elicotteri militari che, sotto l'occhio delle telecamere per la diretta tv, le lanciano fra i negozi delle high street… Coloro che le trovano hanno un solo obbligo: spenderle rapidamente in beni e servizi».
A Londra si fa un gran parlare di helicopter money, metafora della pioggia di denaro sui cittadini, politica eterodossa, ultima scandalosa risorsa per far ripartire i consumi e indurre la ripresa economica. A rilanciare un'idea che per i banchieri centrali più fedeli al rigore dell'inflation target resta un tabù, è stato un policy maker ormai celebrato, Adair Turner, presidente della dissolta Financial service authority, candidato, bruciato non troppo lontano dal filo di lana, nella corsa per succedere a Mervyn King al vertice della Banca d'Inghilterra. Un discettare, il suo, libero da ogni riferimento al caso britannico («non s'adatta al quadro del Regno Unito»), ma esempio che ritiene puntuale per il Giappone, come le decisioni adottate ieri in parte confermano. L'intervento di Adair Turner alla Cass business school nelle scorse settimane ha acceso un dibattito culminato qualche giorno fa in un faccia a faccia con Michael Woodford, considerato fra i massimi teorici di politica monetaria, diretto e organizzato da Lucrezia Reichlin docente alla London Business School, già direttore della ricerca della Bce, e dal Centre for Economic Policy Research. La conclusione, fra tecnicissimi distinguo, è che l'ultimo velo può cadere, che la doccia di danari deve essere considerata opzione non più nucleare se gestita con giudizio.
In realtà la tesi di Adair Turner non è nuova, essendo fra le ipotesi immaginate da Milton Friedman ma anche da John Maynard Keynes e ripercorre quella illustrata da Ben Bernanke nel 2003. Il presidente della Fed riferendosi al caso giapponese sostenne l'opportunità di «un taglio alle tasse delle famiglie e delle imprese che dovrà essere pari all'acquisto di debito pubblico da parte della banca centrale interamente finanziato dalla creazione di nuovo denaro. Denaro che dovrà rimanere in modo permanente, eliminando il timore di un aumento futuro del debito e quindi il timore di future nuove imposte… tutto ciò produrrà una caduta del rapporto fra debito e Pil invece che un aumento del debito nominale in quanto il Pil nominale crescerà grazie all'aumentata domanda…».
Ed ecco che l'helicopter money diventa danaro distribuito attraverso tagli alle imposte, ma può anche essere letteralmente regalato a cittadini e imprese in forma ancor più diretta. O anche scaraventato dal metaforico elicottero sotto forma di investimenti pubblici.
I problemi non mancano. Adair Turner riconosce la validità delle ragioni per cui l'allargamento della base monetaria con trasferimenti diretti, ovvero la pioggia di banconote dall'elicottero, sia un tabù perché è potenzialmente "veleno". «Si crea - ha argomentato - un precedente che può indurre in tentazione politica». Ovvero trattandosi di una misura che s'inquadra nella stretta coazione fra politica monetaria e di bilancio esiste il rischio di pressioni per scopi elettoralistici. Eppure, oggi, sia per Michael Woodford sia per Adair Turner, ovvero sia per un teorico sia per un policy maker, con significative diverse puntualizzazioni, ci sono ottime ragioni per collocare un tabù fra le opzioni del possibile. E il motivo è che siamo, nelle parole del presidente della disciolta Fsa, in una situazione straordinaria creata da un quadro di «post excessive deleveraging» prodotto dalla crisi seguita al lungo boom. Una situazione dove la domanda cala anche se gli interessi bancari sono a zero «perché - ha esemplificato Turner - ora nessuno si vuole più indebitare».
Le misure di politica monetaria fin qui adottate, convenzionali e non convenzionali, mostrano dunque i limiti. Il punto condiviso dal panel, è l'esigenza di stimolare la domanda con strumenti nuovi rispetto a quelli già in uso (dalla riduzione tassi a zero o quasi, alla cosiddetta forward guidance, ovvero l'uso accorto della comunicazione da parte della banca centrale, fino al quantitative easing soprattutto se prevede, come accade ora, l'ampliamento della base monetaria in modo non permanente). Il rischio inflazione, considerato il più grave effetto collaterale di un'operazione del genere, è stato liquidato da Adair Turner come inesistente «se l'operazione sarà fatta nell'ammontare e nei tempi corretti». Secondo Michael Woodford, fermo nel sostenere la necessità di porre come target per la politica monetaria il Pil nominale a fianco dell'inflazione, helicopter money ha un vantaggio sulle altre politiche non convenzionali adottate: il trasferimento diretto anche se finanziato da nuovo debito stimola la spesa e ha più chance di agire sulle aspettative della gente influenzandone le attitudini.
In realtà la modalità adottata per distribuire il denaro potrebbe essere determinante sul successo di un'operazione «gravata, trattandosi di una misura di politica fiscale - ha puntualizzato Lucrezia Reichlin - dall'interrogativo su chi debba realizzarla». Osservazione che spiana la strada alle questioni connesse con l'indipendenza della banca centrale. Anche per questo, probabilmente, il tabù è destinato a rimanere, nonostante Adair Turner sia convinto che «il Giappone dovrebbe agire subito in tal senso, mentre gli Usa stanno facendo, in silenzio, qualche cosa di molto simile». E per l'Europa? Inimmaginabile, per il panel, nell'assetto istituzionale attuale. Che non consente l'incontro fra politica monetaria e fiscale. No, non aspettiamoci elicotteri carichi di euro sui cieli dell'Unione.

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