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Questo articolo è stato pubblicato il 08 aprile 2013 alle ore 12:20.

Sono passati quattro giorni dalla notizia del rapimento poi definito dalla Farnesina "fermo" dei quattro giornalisti italiani in Siria che lavoravano al reportage "Silenzio, si muore" esperimento di giornalismo partecipativo. Si tratta di Amedeo Ricucci della Rai e i freelance Andrea Vignali,Elio Colavolpe e Susan Dabbous, origini siriane per parte di padre e collaboratrice di varie testate. All'inizio s'era detto che i quattro erano in mano ai sequestratori per aver fatto foto in zone proibite e poi per 24 ore non hanno risposto alle telefonate.
Oltre alla Storia siamo noi, Ricucci ha lavorato per la Rai a Mixer, Professione Reporter, Tg1),professionista dal 1993, ha seguito i più importanti conflitti degli ultimi vent'anni: Algeria, Somalia, Bosnia, Ruanda, Liberia, Kosovo, Afghanistan, Libano, Iran, Iraq Palestina, Tunisia, Libia, Siria. Era presente al momento dell'uccisione del fotografo del Corriere della Sera, Raffaele Ciriello, avvenuta a Ramallah il 13 marzo 2002. Ha scritto diversi libri-reportage. E ha ottenuto diversi premi giornalistici per il suo lavoro, tra cui il premio Ilaria Alpi nel 2001. Ha un blog, Ferri Vecchi, in cui racconta il suo lavoro. L'ultimo post è datato 23 marzo.
Gli altri sono freelance: il fotoreporter Elio Colavolpe, classe 1965, fotogiornalista e tra i fondatori di Emblema, testimone diretto di molti dei conflitti degli ultimi vent'anni. Il videomaker Andrea Vignali (qui il suo blog, l'ultimo post risale al 2 aprile e parla proprio del lavoro con Ricucci) e l'italo-siriana, Susan Dabbous, che da Beirut collabora con Avvenire, Il Foglio, Rainews24, ilfattoquotidiano.it.
Come richiesto dal ministero degli Esteri non pubblichiamo notizie per non ostacolare le trattative per la liberazione dei quattro italiani.
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