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Questo articolo è stato pubblicato il 09 aprile 2013 alle ore 15:19.

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Le 5 Stelle a Bologna hanno le punte un po' troppo aguzze e, ultimamente, fanno più feriti delle vecchie shuriken usate dai guerrieri ninja. Il capoluogo emiliano è già da qualche mese terra di scontro fratricida tra attivisti, eletti e non eletti, dei grillini. Una spina nel fianco per Grillo e Casaleggio, che se da un lato qui possono contare su uno zoccolo duro di fedelissimi, dall'altro hanno anche una serie di ribelli che non si rassegnano a starsene zitti e che, anzi, più vengono tenuti lontani più berciano il loro sdegno verso questa nuova casta. Casta, proprio così, ha infatti definito ieri il Movimento l'ultima esclusa celebre, Federica Salsi. Qualche mese fa aveva detto che era peggio di Scientology, ieri si è limitata a definirlo "casta". L'ultima faida, in termini di tempo, che si sta consumando sotto le Due Torri e che ieri ha armato la lingua della ex grillina che ha lanciato il suo anatema dagli scranni del consiglio comunale, è iniziata qualche giorno fa quando un anonimo hacker è entrato nel meet up bolognese e ha pubblicato uno scambio di email tra i consiglieri comunali Massimo Bugani e Marco Piazza e alcuni altri attivisti, fedeli come loro a Grillo e Casaleggio, in cui senza tanti giri di parole si cercava una strategia per buttare fuori dal Movimento la stessa Salsi e Giovanni Favia.

Roba pesante, che qualche rossore avrebbe dovuto suscitare in chi l'ha scritta e che invece non ha fatto un plissé. A farlo, il plissè, invece sono stati molti altri attivisti, fedeli ai due epurati, che hanno iniziato a chiedere la testa dei consiglieri. Di più: anche i neoparlamentari bolognesi pentastellati hanno deciso di dire la loro sulla faccenda e hanno pubblicato una lettera in cui, riferendosi allo scambio di email, rilevavano la necessità di un'assemblea per «riportare il Movimento Bologna nella direzione in cui oggi la stragrande maggioranza della Regione sta remando e continua a remare». A zittire tutti, compresi deputati e senatori, ci hanno pensato Beppe e Gianroberto, che ieri, dopo che il capogruppo in Comune Massimo Bugani aveva ventilato l'ipotesi di dimettersi, sono intervenuti con quello spirito egalitario secondo cui uno vale uno e hanno blindato con una nota il loro fedelissimo. «Dopo i recenti attacchi arrivati da più parti ai consiglieri di Bologna Massimo Bugani e Marco Piazza - si legge sul blog di Grillo - rinnoviamo loro la nostra stima e totale solidarietà oltre all'apprezzamento per il lavoro svolto finora sul territorio». Firmato Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. La nota, di fatto chiude la questione, ma evidenzia la gravità delle spaccature del Movimento a Bologna: se la situazione non fosse grave i due leader a 5 Stelle non si esporrebbero tanto in prima persona.

Altra questione aperta da Salsi e rilanciata da Favia è quella dei presunti inciuci tra pentastellati e Giunta comunale bolognese su alcune scabrose questioni di un anno e mezzo fa circa la nomina di Marco Lombardelli a capo di Gabinetto di Palazzo d'Accursio. Caso che, secondo Salsi, sarebbe stato insabbiato con pieno appoggio di Bugani. L'ultima mazzata, prima della prossima che certo non tarderà molto ad arrivare, porta la firma dell'altro epurato, Giovanni Favia, che sul suo profilo Facebook poche ore fa ha scritto: «Oggi almeno conosciamo il nome di colui che, giocando sporco come suo solito, ha provocato espulsioni e divisioni a Bologna ed in Emilia-Romagna. Si chiama Massimo Bugani, ed è uno dei consiglieri M5s meno attivi e più inciucista che conosca. Una vergogna per l'M5s. Purtroppo è anche il protetto di Casaleggio. Spero che prima o poi la sua corte amicale apra gli occhi e che la base del M5s riesca a cacciarlo». Quanto all'"inciucista", Favia si riferisce a una «telefonata nel panico» che gli arrivò da Bugani e Marco Piazza dopo che aveva pubblicato un video sul presunto conflitto di interesse della vicesindaco Silvia Giannini che, dopo il suo ingresso in Giunta, aveva conservato partecipazioni societarie, tra cui una con una azienda di sanità privata. «Piazza e Bugani minacciavano spaccature se non toglievo quel video», ricorda Favia. «Dicevano che Giannini era una brava persona. Io non ho mai detto che non era una brava persona, sollevavo il problema del conflitto di interessi». Nell'attesa delle repliche a Bologna si affilano le shuriken a 5 punte.

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