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Questo articolo è stato pubblicato il 09 aprile 2013 alle ore 13:08.

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Fukushima, i contenitori di stoccaggio dell'acqua contaminata (Reuters)Fukushima, i contenitori di stoccaggio dell'acqua contaminata (Reuters)

Non c'è pace per la centrale nucleare di Fukushima. Proseguono, infatti, le fughe di acqua radioattiva da un serbatoio sotterraneo dell'impianto: la Tepco, ente di gestione della centrale nucleare, ha reso nota una terza fuga di acqua radioattiva dopo le due registratesi nei giorni scorsi e di cui non è ancora stata individuata la causa. Finora, quindi, sono state almeno 120 le tonnellate di acqua contaminata sversate nel sottosuolo a causa delle perdite in tre serbatoi sotterranei, pure muniti di tre strati di materiale destinati ad evitare le infiltrazioni; a questo punto la Tepco - alla quale ieri il ministero dell'Industria giapponese ha chiesto di trovare al più presto una soluzione - non esclude che possa trattarsi di un difetto di progettazione delle vasche.

Difficile che l'acqua contaminata possa finire in mare, data la distanza che separa le vasche dall'Oceano: tuttavia, per evitare rischi ulteriori, sono iniziate le operazioni di pompaggio dell'acqua dalle vasche difettose verso quelle che non hanno finora presentato problemi.

Le fughe d'acqua radioattiva, però, spaventano la Russia: «La situazione non può che preoccuparci, data la vicinanza: le fughe provano che i giapponesi non sono in grado di risolvere il problema, e dato che non permettono agli specialisti stranieri l'ingresso alla centrale è una situazione che viviamo con disagio», ha spiegato il responsabile dei servizi sanitari russi, Gennady Onichshenko. Inquietano Mosca soprattutto le scarse cognizioni sulle cause del problema.

L'ex presidente dell'autorithy nucleare Usa: tutti difettosi i reattori americani
Sempre in tema nucleare, dall'altra parte dell'Oceano Pacifico, negli Stati Uniti, fanno notizie le affermazioni dell'ex presidente dell'Authority nucleare, Gregory Jaczko, secondo cui tutti i 104 reattori nucleari in servizio negli Stati Uniti avrebbero un problema di sicurezza che non può essere risolto e dovrebbero quindi essere sostituiti da inmpianti a nuova tecnologia. Jaczko, riporta il New York Times, si è è detto favorevole a una dismissione graduale degli impianti, evitando ogni proroga del funzionamento oltre il massimo di 40 anni previsti. Il problema delle centrali, secondo Jaczko, starebbe nella caratteristica del combustibile nucleare di generare una grande quantità di calore anche quando il reattore è chiuso: proprio questo "calore da decadimento" avrebbe infatti provocato il cedimento dei reattori della centrale giapponese di Fukushima. Per l'ex presidente dell'autorithy Usa l'unica soluzione sarebbe quella di impiegare dei reattori più piccoli, in cui la quantità di combustibile sia tale da non poter raggiungere la sua temperatura di fusione.

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