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Questo articolo è stato pubblicato il 09 aprile 2013 alle ore 06:40.

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MILANO
I provocatori pagheranno. È questa la minaccia di Roberto Maroni, leader della Lega e neo presidente della Regione Lombardia, all'indomani della tradizionale giornata del Carroccio a Pontida, durante la quale non sono mancati fischi e contestazioni per i nuovi vertici di partito saliti sul palco.
Ieri l'ira di Maroni si è scatenata contro quello che ha definito «un gruppo ristretto», per colpa del quale si è avuta l'impressione di avere "due Leghe": una vicina ai nuovi leader di partito e una costituita da quei ribelli che avrebbero mal digerito la svolta impressa dai "maroniani". Il segretario del Carroccio ieri ha scelto i microfoni di Radio Padania per esprimere il suo disaccordo con l'immagine che è stata data di Pontida. Al raduno, ha detto, «c'erano ventimila presenze da una parte, e dieci dall'altra: non sono due Leghe, sono la Lega e 10 "pistola", alcuni di questi neanche della Lega - ha continuato -. Chi si è prestato a questo gioco subirà conseguenze come è giusto che sia, perché ci sono delle regole. Queste piazzate non si possono fare e non mi piacciono». Poi aggiunge: «La contestazione nei miei confronti è stata microscopica, fatta da persone che peraltro abbiamo già individuato».
Per tanti militanti, in particolare per diversi uomini vicini a Maroni, la manifestazione è andata in realtà «molto bene». Le contestazioni, si dice negli ambienti vicini a Via Bellerio, sarebbero state in parte fomentate da alcuni esponenti della passata dirigenza. Per qualcun'altro si tratterebbe invece di gruppi di politici veneti, che chiederebbero maggiore spazio nel Carroccio.
Niente di provato, ovviamente. Tuttavia queste proteste, per quanto isolate, hanno comunque avuto il potere di riaccendere le tensioni di qualche mese fa, scatenando il malumore dei nuovi vertici e il desiderio di «proseguire nel lavoro di pulizia interno al partito», dice qualche militante.
A Pontida è stato fischiato anche il leader del partito veneto, Flavio Tosi, e ieri anche di questo si è parlato nel Carroccio. Tosi ha definito le contestazioni come «inezie», mentre il governatore regionale Luca Zaia rassicura e garantisce l'unità: «Abbiamo l'obbligo di gestire le tante anime, le tante visioni e le tante estrazioni sociali della Lega, trasformandole in un partito e pensando alla macroregione».
Tuttavia non tutti sono della stessa opinione. Tra i militanti c'è anche chi sostiene che «se si minaccia provvedimenti disciplinari è perché evidentemente non vengono considerate inezie». Inoltre suonano fuori dal coro le parole dell'ex senatùr Umberto Bossi, domenica a Pontida sul palco insieme ai nuovi leader del Carroccio. «La protesta ha colto nel segno», ha detto rivolgendosi ai contestatori.
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