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Questo articolo è stato pubblicato il 10 aprile 2013 alle ore 06:38.

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BOLZANO
Salvata dall'export e dagli stretti rapporti col mercato tedesco e austriaco, l'economia altoatesina ha limitato i danni nel 2012, chiuso con un Pil stabile. Nel 2013, però, la perdurante debolezza del mercato interno rischia di trascinare in negativo l'economia bolzanina. «Una situazione nuova per le nostre imprese», ammette il presidente della Camera di commercio di Bolzano Michl Ebner dopo aver presentato le stime per il 2013 che prevedono una decrescita dello 0,5 per cento.
In difficoltà soprattutto edilizia e trasporti, ma la situazione di debolezza è generale. Solo il 71% degli imprenditori altoatesini giudica positiva la redditività del 2012, il valore peggiore degli ultimi dieci anni. E le aspettative per il 2013 sono anche peggio (66%). La percezione delle aziende è chiara – «non c'è più tempo da perdere, serve subito un governo in grado di affrontare le emergenze del Paese», ammonisce il presidente di Assoimprenditori Alto Adige Stefan Pan - così come le priorità: il 55% delle imprese lamenta un aumento dei costi, soprattutto Imu e accise, il 35% segnala difficoltà nell'accesso
al credito.
«Ma è proprio dal manifatturiero che bisogna ripartire», attacca il presidente provinciale della Cna Claudio Corrarati. Nubi anche sull'occupazione (a marzo i senza lavoro sono saliti di oltre 1.500 unità a 11.441 col tasso di disoccupazione ormai stabile sopra il 4%), mentre i dati positivi arrivano dall'agricoltura – bene soprattutto il vinicolo – e dall'export, che dopo il record 2012 è cresciuto ancora avvicinando quota 3,7 miliardi. È proprio dalle esportazioni che ci si attende un controbilanciamento della flessione del mercato interno: anche per questo la Provincia ha messo in campo un pacchetto di misure straordinarie, con l'introduzione di un fondo di garanzia crediti sull'export e l'immissione di 250 milioni di fondi freschi attraverso la neonata agenzia per lo sviluppo economico locale "Alto Adige Finance".
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