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Questo articolo è stato pubblicato il 10 aprile 2013 alle ore 12:30.

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La Commissione è tornata oggi a mettere l'accento sulle debolezze italiane, sottolineando la perdita di competitività dell'economia, il forte indebitamento dello stato e soprattutto la fragilità del settore bancario. Il giudizio, contenuto in un rapporto sugli squilibri macroeconomici nell'Unione, induce l'esecutivo comunitario a definire "consistente" il rischio di un "potenziale contagio economico e finanziario" della crisi italiana al resto della zona euro, nel caso di un ritorno delle tensioni sui mercati.

Nel suo rapporto, la Commissione parla a proposito dell'Italia di "squilibri macroeconomici seri". L'istituzione comunitaria precisa tra le altre cose: "Nonostante siano state adottate nell'ultimo anno misure importanti per risolvere questi squilibri, la loro piena adozione rimane una sfida. Vi è ancora margine per introdurre ulteriori misure in alcuni campi. Nel frattempo, il perdurare della crisi ha indebolito l'abilità del settore bancario italiano di sostenere il necessario aggiustamento economico".

Secondo l'esecutivo comunitario, "il potenziale contagio economico e finanziario" della crisi italiana al resto della zona euro rimane un rischio "consistente", nel caso "le tensioni sui mercati finanziari relative al debito sovrano italiano dovessero tornare a intensificarsi". La presa di posizione giunge mentre a quasi due mesi dalle ultime elezioni politiche il paese continua a non avere un nuovo governo, una situazione che molti partner guardano con crescente nervosismo.

Dal 2008, ossia dallo scoppio dello sconquasso finanziario, il prodotto interno lordo italiano ha perso oltre il 7%. In questo contesto, di economia fragile e poco competitiva, l'elevato livello del debito pubblico è "una importante fonte di vulnerabilità". Pur commentando positivamente gli sforzi del paese per ridurre il proprio deficit sotto al 3,0% del Pil nel 2012, la Commissione mette l'accento su un corto circuito negativo tra alto debito ed economia debole.

Il rapporto mette poi in relazione la perdita di competitività dell'economia italiana con un problema di crescita della produttività. "Siccome l'aumento stagnante della produttività non si è riflesso pienamente nelle dinamiche salariali, la competitività dei costi dell'Italia si è deteriorata, come dimostrato dall'incremento dei costi unitari del lavoro in rapporto ai vicini europei". Le imprese italiane sono poi piccole e specializzate in prodotti tipici di paesi emergenti, meno richiesti di altri.

L'analisi della Commissione considera anche la situazione delle banche italiane, oberate da "uno stock importante di sofferenze creditizie" che contribuisce a un costo del denaro più elevato di quello che dovrebbe prevalere tenuto conto dei tassi d'interesse ufficiali. In conclusione, secondo l'esecutivo comunitario l'Italia è chiamata ad affrontare "gravi sfide" economiche, tanto che Bruxelles esorta nel suo rapporto il paese a continuare a riformare la propria economia.

Nel suo capitolo dedicato all'Italia, la Commissione spiega che la Penisola deve rafforzare la concorrenza nei mercati dei prodotti e dei servizi, adottare un sistema fiscale più semplice, riformare la pubblica amministrazione, decentralizzare ulteriormente le contrattazioni salariali, rafforzare il sistema bancario. Proprio in queste settimane, il governo Monti sta mettendo a punto il nuovo piano di stabilità e il nuovo piano nazionale delle riforme da presentare entro fine aprile.

Dei 27 paesi dell'Unione, la Commissione ha individuato squilibri macroeconomici in 13 stati membri. In 11 paesi, questi squilibri sono considerati "seri": Belgio, Bulgaria, Danimarca, Francia, Malta, Ungheria, Olanda, Finlandia, Svezia, Regno Unito e appunto Italia. In altri due, vale a dire Spagna e Slovenia, gli squilibri sono ritenuti "eccessivi". Agli occhi di alcuni osservatori l'assenza in questa lista della Germania, che ha un elevato surplus delle partite correnti, è controversa.

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