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Questo articolo è stato pubblicato il 10 aprile 2013 alle ore 15:41.

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(Corbis)(Corbis)

Un difficile ma necessario intreccio tra carta stampata e digitale. È la strada obbligata per il mondo dell'editoria emersa nel convegno organizzato oggi a palazzo Giustiniani «Carta & Web: l'integrazione tra scelte strategiche e tecnologiche». Un convegno (promosso da Fieg, Acimga, Aie, Anes, Argi, Asig, Assocarta, Assografici e Fieg) partito da dati allarmanti per il settore. Il 2012 ha visto infatti comprimersi ancora, rispetto agli anni precedenti, il fatturato della filiera di carta, editoria e stampa, calato nel 2012 a quota 32,9 miliardi (mininimo annuo dal 2000) con una contrazione su base annua del 7,9%, più accentuata di quella media dell'industria italiana (-4,5%). Calano anche le vendite interne (-10,2%) e gli occupati diretti scesi a quota 213mila (-2,9% rispetto al 2011).

Il passaggio al digitale
Ciononostante, ha sottolineato il presidente della Fieg, Giulio Anselmi, nell'ambito dell'editoria «la carta continua a rappresentare il 90% dei ricavi. Dunque, sebbene l'editoria abbia registrato, nel 2012, dati negativi per il quinto anno consecutivo, a parte i segnali positivi dell'industria digitale , e sebbene il web rappresenti il nostro interlocutore naturale, la partita della carta non è ancora persa». Anzi. «Il cuore del settore resta la carta». Chi governerà secondo Anselmi «non dovrà fare regali alla filiera della carta e all'editoria ma aiutarci nel passaggio al digitale. La strada è l'integrazione tra carta e digitale, guardando ai progetti, senza perdere di vista la qualità. La mia unica preoccupazione - ha concluso - è che arrivi un interlocutore politico che consideri l'informazione un bene comune per il nostro Paese».

Il nodo delle risorse
Resta il problema di come ripartire tra carta stampata e digitale le sempre più scarse risorse pubbliche per l'editoria. «Il livello attuale dei finanziamenti all'editoria è insufficiente, soprattutto rispetto alla trasformazione in atto. Dunque, va trovata una qualche soluzione finanziaria» ha sostenuto il sottosegretario di Stato con delega all'editoria, Paolo Peluffo, che ha ricordato come i finanziamenti all'editoria italiana siano scesi da circa 700 milioni nel 2007 a 150 milioni oggi. «Siamo dunque il Paese europeo - ha constatato - con il contributo più modesto alla propria editoria, anche se con la nuova legge miriamo a gestire «in modo più trasparente le poche risorse a disposizione, corrisposti sotto forma di veri rimborsi e non più di anticipi di spesa come avveniva in passato». Resta la necessità di «aggiungere risorse a sostegno della domanda digitale». Per esempio a favore di chi sottoscrive abbonamenti a giornali digitali».

Pressione fiscale eccessiva
Ma torniamo alla situazione economica. Preoccupante. La stampa, uno dei principali comparti della filiera della carta, ha visto un progressivo peggioramento della propria condizione per due ragioni. «Da un lato - ha spiegato Alessandro Nova, docente di pianificazione finanziaria e analisi degli investimenti alla Bocconi - a causa della tendenza al calo degli investimenti, dall'altro per la contazione della domanda interna». Fattori su cui incide negatimente la «pressione fiscale troppo elevata», che «penalizza gli investimenti e riduce i consumi delle famiglie»(in un Paese in cui si legge già molto poco, ndr). Una situazione di crisi resa più drammatica dalla caduta dei ricavi pubblicitari (-17,7% nekl 2012), nonché «dall'erosione del mercato dovuta all'introduzione di nuovi media elettronici».

Le leve per ripartire, dal credito agevolato al credito d'imposta
Tre sono dunque le proposte, sottoscritte da tutte le sigle del settore, per permettere la
ripresa della filiera. In primo luogo, incentivi all'innovazione con il rifinanziamento del credito agevolato per le imprese e il credito d'imposta per gli investimenti in innovazione. In secondo luogo, promuovere la lettura attraverso la detassazione della spesa per l'acquisto di libri e abbonamenti a quotidiani e periodici. Necessarie, infine, misure anticongiunturali, come il credito d'imposta per l'acquisto della carta (in favore delle imprese editrici e stampatrici) e per gli investimenti pubblitciari sulla carta stampata.

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