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Questo articolo è stato pubblicato il 10 aprile 2013 alle ore 14:48.

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Il picco della crescita del debito pubblico sarà nel 2013: il 130,4% del Pil. Lo ha detto il ministro dell'Economia, Vittorio Grilli, illustrando in conferenza stampa il Documento di economia e finanza (Def), approvato questa mattina dal Consiglio dei ministri: «Il debito crescerà tutto quest'anno e inizierà a decrescere l'anno successivo». Quello trascorso, ha aggiunto il ministro, «é stato un anno importante di risanamento profondo delle finanze pubbliche, imprescindibile e improcrastinabile». Quanto al Def, è un «work in progress, un contributo (al prossimo governo) ma importante mentre le forze politiche si confrontano sul nuovo governo».

Passando ad analizzare le conseguenze sul bilancio del decreto legge che disciplina lo sblocco dei pagamenti della Pubblica amministrazione alle imprese, Grilli ha confermato che il provvedimento avrà un impatto positivo sul Pil di 0,2 punti percentuali quest'anno e di altri 0,7 punti percentuali nel 2014. Nelle stime del ministro il Pil nazionale sarà in discesa nel 2013 dell'1,3%, seguito da un"rimbalzo" dello stesso valore nel 2014. Nel 2015 il governo prevede un ulteriore aumento dell'1,4 per cento.

Al termine della riunione di governo, il ministro ha dato il quadro aggiornato della finanza pubblica, secondo cui l'indebitamento tendenziale (-2,5%) nel 2015 dovrebbe discosti da quello programmatico (-1,5%) di un punto; gli interessi sono attesi in rialzo dal 5,3% nel 2013 al 5,6% nel 2014 e 5,8% nel 2015. Il debito pubblico - ha sottolineato Grilli - «al netto dei sostegni agli altri paesi, Grecia, Irlanda e Portogallo, scende al 126,9% nel 2013 e 125,2% nel 2014». Le stime includono i proventi già previsti da privatizzazioni per un punto percentuale di Pil all'anno.

Sia il premier Monti che Grilli hanno insistito con i giornalisti sulla necessità di «mantenere il deficit di bilancio stabilmente sotto il 3% del Pil e con un margine sufficiente». Secondo Grilli, «é importante mantenere la traiettoria del risanamento per evitare in futuro un aumento dei tassi d'interesse». Nel Def approvato oggi si sottolinea che le entrate tributarie dal 2015 diminuiscono per il venir meno del regime Imu sperimentale: se non dovesse essere confermata dal prossimo Governo, andrà compensata.

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