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Questo articolo è stato pubblicato il 10 aprile 2013 alle ore 06:41.

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Delude l'asta slovena dei titoli del Tesoro e l'Ocse bacchetta Lubiana sulla necessità di riformare senza indugi il sistema bancario, dove le sofferenze hanno raggiunto i 7 miliardi di euro, il 14,4% degli impieghi e il 20% del Pil.
Sui 100 milioni di euro che si proponeva di raccogliere con due operazioni a breve termine lanciate ieri, il Tesoro di Lubiana ha ottenuto solo 56 milioni, cioè poco più della metà. L'emissione a 6 mesi ha totalizzato 32,25 milioni al tasso dell'1,7% contro l'1,5% del mese scorso e quella a 12 mesi ha fruttato 23,8 milioni al tasso del 2,99% contro il 2,02% di febbraio. Insomma un flop.
«L'asta della Slovenia è stata un insuccesso perché riflette le incertezze del momento e la scarsa propensione all'acquisto da parte degli investitori domestici a livelli di interesse giudicati poco interessanti», dice Luca Cazzulani, analista reddito fisso presso UniCredit. «L'asta è un altro colpo alla credibilità del governo - afferma Andraz Grahek, partner presso Capital Genetic a Lubiana –. Sembra che le stesse banche nazionali siano riluttanti a finanziare lo Stato a interessi così bassi mentre si preparano per l'asta di giugno di circa 1 miliardo di euro, che la Slovenia ha fatto diventare il punto di riferimento per ripagare i debiti in scadenza».
Il tutto mentre a Bruxelles il premier Alenka Bratusek, in carica da tre settimane, rassicura il presidente della commissione Ue José Barroso sul fatto che il Paese non intende chiedere assistenza finanziaria internazionale.
Il clima però è cambiato: gli investitori hanno percepito che si vanno a colpire anche i detentori di bond sovrani, come avvenuto in Grecia con il Psi (partecipazione dei privati alle perdite) e poi i depositi bancari come a Cipro. Se il problema della crisi è lo Stato ci perdono i prestatori dello Stato, se il problema sono le banche a perderci sono i prestatori delle banche. Così nel caso dell'asta dei titoli del Tesoro sloveni si può notare come il legame tra banche e debito sovrano si allenta e le banche domestiche non corrono più in soccorso dello Stato se i tassi non sono elevati.
Dall'Ocse intanto in un rapporto diffuso ieri è arrivato un nuovo allarme. L'economia è in recessione e il debito pubblico si avvia a salire ancora anche per il costo dei salvataggi bancari e potrebbe superare il 100% nel 2025. L'organizzazione ha sottolineato l'urgenza di risanare il sistema bancario, in crisi per l'eccessiva assunzione di rischi, la debole governance societaria nel caso degli istituti pubblici (già ricapitalizzati più volte) e l'insufficienza della supervisione. Le sofferenze ammontavano nell'ottobre 2012 a 7 miliardi di euro, il 20% del Pil, una delle percentuali più elevate dell'Ocse. Le più colpite sono le società di costruzioni il cui debito arretrato verso le banche raggiunge il 62%. La porzione dei crediti dubbi concessi ad aziende private dei principali istituti a controllo statale ha raggiunto il 30% del totale contro l'11% nel caso delle banche estere, il che - nota l'Ocse - fa sorgere il dubbio che ci sia un problema di governance oltre che di congiuntura. Nel rapporto l'Ocse segnala che le sofferenze dei crediti sono particolarmente alte anche nel settore finanziario, in particolare nelle holding che furono usate per le privatizzazioni attraverso i leveraged buy-out, cioè quelle operazioni che consentirono ai manager di acquisire attraverso leva finanziaria le imprese ex statali promettendo di pagare i debiti con i futuri profitti. Ma le cose non sono andate come previsto e ora le perdite delle imprese ex pubbliche rischiano di trascinare nel gorgo le banche statali.
In un recente rapporto della Commissione nazionale per la lotta alla corruzione in Slovenia, si sostiene che le direzioni delle banche avrebbero spesso preso decisioni in base a rapporti politici e personali, in un'atmosfera di corruzione politica strutturale.
Le autorità valutano a 1 miliardo di euro (3% del Pil) le necessità di ricapitalizzazione delle banche e altri 3 per fornire garanzie alla "bad bank", ma secondo l'Ocse il dato potrebbe essere «significativamente più elevato». Fitch lo stima a 2 miliardi di euro. Secondo l'Fmi, quest'anno la Slovenia deve raccogliere circa 3 miliardi per rimborsare il debito in scadenza, aiutare le banche e finanziare il bilancio. La data decisiva sarà il prossimo giugno, quando arriva a scadenza debito pubblico per 1 miliardo di euro.
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