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Questo articolo è stato pubblicato il 11 aprile 2013 alle ore 17:54.

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Diventa più salato il costo del salvataggio di Cipro: dai 17,5 miliardi annunciati inizialmente si è arrivati a 23 miliardi e sarà Nicosia, già alle prese con una pesantissima recessione, una severa austerità e il drastico riassetto del settore bancario, a dover reperire i fondi in più. «È un fatto - ha ammesso il portavoce del governo di Nicosia, Christos Stylianides - il memorandum parlava di circa 17,5 miliardi di finanziamenti necessari. Questa cifra è ormai di 23 miliardi».

L'annuncio giunge alla vigilia del vertice informale dei ministri della zona euro di Dublino che deve pronunciarsi sull'insieme delle misure che l'isola deve attuare per beneficiare dell'aiuto internazionale e ricevere la prima tranche a maggio, ma intanto Nicosia ha fatto sapere che già in aprile le servono almeno 75 milioni per poter pagare stipendi e pensioni. Il piano di salvataggio prevede l'apporto di fondi internazionali per 10 miliardi di euro, 9 dei quali dalla zona euro e uno dall'Fmi, che dovrebbero servire in gran parte per la ricapitalizzazione delle banche.

In cambio Cipro dovrà quindi trovare 13 miliardi, sei in più rispetto a quanto indicato inizialmente e si tratta di una cifra pari al 75% del Pil. Pil che in base a un documento che sarà esaminato domani a Dublino é previsto in calo di circa il 12,5% tra il 2013 (-8,7%) e il 2014 (-3,9%), prima di ritrovare la crescita nel 2015 (+1,1%). La maggiore parte dei fondi, circa 10,6 miliardi verrà dalla ristrutturazione del sistema bancario, con lo smantellamento della Laiki Bank, la seconda banca del paese e il prelievo forzoso (fino al 60%) sui conti bancari non garantiti (oltre i 100 mila euro).

Il resto dovrebbe venire dalle privatizzazioni (almeno 1 miliardo di euro), dal rifinanziamento del debito pregresso, dall'aumento delle tasse (per 600 milioni) e dalla vendita per 400 milioni di euro una parte delle sue riserve d'oro, oltre che dalla riduzione dei dipendenti pubblici. La troika punta anche in un risparmio di 100 milioni di euro grazie alla riduzione del tasso di interesse sul prestito da 2,5 miliardi accordato dalla Russia. «Lo spettacolare aumento delle dimensioni del programma di salvataggio sottolinea l'enormità dei problemi dell'isola e solleva nuovi quesiti sull'impatto su depositanti e creditori dei futuri salvataggi della zona euro», commenta Jonathan Loynes, analista della Capital Economics.

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