Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 11 aprile 2013 alle ore 06:41.

My24

Accordo sulla riduzione del numero dei parlamentari e dei costi della politica, e perfino accordo sulla riforma della legge Frattini sul conflitto d'interessi sulla traccia delle relazioni sul tema fatte negli ultimi anni dai presidenti dell'Antitrust Antonio Catricalà e Giovanni Pitruzzella. Ma sulla legge elettorale e sulla forma di governo – cuore della mission loro affidata dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano proprio per superare una «situazione politica irrigidita in posizioni inconciliabili» – i "saggi" devono limitarsi a certificare lo stato del dibattito senza indicare una soluzione precisa. Il lavoro dei dieci facilitatori che Napolitano ha chiamato al Quirinale per spianare la strada a un nuovo esecutivo è giunto alle battute finali: oggi l'ultima riunione plenaria, venerdì a mezzogiorno la consegna dei documenti al Capo dello Stato.

Il documento messo a punto dalla task force economica (oltre a Pitruzzella Enrico Giovannini, Salvatore Rossi, Enzo Moavero Milanese, Filippo Bubbico e Giancarlo Giorgetti) punta su crescita economica, liberalizzazioni, rimodulazione di fisco e welfare. Mentre quello dei quattro saggi "istituzionali" Luciano Violante, Gaetano Quagliariello, Valerio Onida e Mario Mauro lascia appunto delle soluzioni aperte. Tutti concordano sui principi che dovranno ispirare la riforma dell'attuale legge elettorale, il Porcellum: «governabilità» e «libera scelta da parte del cittadino».

La governabilità può essere assicurata tramite due strumenti: una soglia di sbarramento implicita o esplicita e un congruo premio di governabilità (circa il 10%) al primo arrivato. Mentre la scelta diretta degli eletti da parte degli elettori ha due strade: preferenze o collegi (uninominali o a doppio turno che siano). In questa cornice i sistemi messi sul tappeto dal documento dei saggi "istituzionali" sono quattro: il doppio turno di collegio, che però l'azzurro Quagliariello vuole legare all'elezione diretta del presidente della Repubblica sul modello del semipresidenzialismo francese; il sistema simil-tedesco (proporzionale di base con soglia di sbarramento al 5% e premio di governabilità); il sistema simil-spagnolo (sistema di piccoli collegi con soglia di sbarramento implicito che premia i grandi partiti e quelli più radicati sul territorio con in più un premio di governabilità); e infine il ritorno al vecchio Mattarellum, ossia 75% di collegi uninominali e 25% di proporzionale con preferenze.

Il ritorno al Mattarellum, evocato recentemente anche da Beppe Grillo, è sul tavolo dei democratici da qualche settimana; mentre il sistema del collegio uninominale (viene eletto solo chi arriva primo) previsto dal Mattarellum è da sempre avversato dal Pdl. In linea di massima i saggi concordano sul fatto che con un tripolarismo di fatto (Pd, Pdl e Grillo) qualsiasi sistema elettorale presenta dei rischi di ingovernabilità. Quindi è assolutamente necessario legare la legge elettorale alla riforma del sistema di governo: o il semipresidenzialismo alla francese (sponsorizzato tra i saggi dal solo Quagliariello) o il mantenimento del sistema parlamentare con il rafforzamento dei poteri del premier (soluzione sostenuta dal democratico Violante, dal centrista Mauro e dall'ex presidente della Consulta Onida).

Pieno accordo, invece, sugli altri punti dell'agenda politica: il taglio dei parlamentari si basa sulla sforbiciata dei deputati, che passano da 630 a 470. Dal momento che il Senato si trasforma in una Camera delle Regioni di 170 membri con poteri solo consultivi sulle materie di interesse nazionale, nominata dai Consigli regionali e i cui costi sono a carico delle Regioni, di fatto il Parlamento italiano diventa monocamerale e il numero dei parlamentari passa da 945 ad appunto 470. Lo snellimento della rappresentanza parlamentare si accompagna alla riforma dei regolamenti parlamentari così come disegnata nella scorsa legislatura dal testo Quagliariello-Zanda: tempi certi (60 giorni, come per i decreti) per l'approvazione delle leggi presentate dal governo e Statuto dell'opposizione. Quanto ai costi della politica, i saggi consigliano un sistema misto di finanziamenti privati (tramite incentivazione fiscale delle offerte) e pubblici (fortemente ridotti e concessi solo sulla base di spese certificate).

LE PROPOSTE
I punti d'intesa
I "saggi" nominati dal presidente della Repubblica sui temi istituzionali hanno trovato un accordo sulla riduzione del numero dei deputati (da 630 a 470) e dei costi della politica (con un sistema misto di finanziamenti privati e pubblici), sulla trasformazione del Senato in una Camera della Regioni, sulla riforma dei regolamenti parlamentari
Le materie controverse
Sulla legge elettorale e sulla forma di governo i "saggi" non sono riusciti a indicare una soluzione precisa. Tutti concordano sui principi che dovranno ispirare la riforma del Porcellum: «governabilità» (da assicurare tramite soglia di sbarramento e premio maggioranza) e «libera scelta da parte del cittadino» (tramite preferenze o collegi)

Shopping24

Dai nostri archivi