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Questo articolo è stato pubblicato il 14 aprile 2013 alle ore 15:37.

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Tre mesi dopo l'avvio dell'Operazione Serval che ha visto 4 mila soldati francesi raggiungere il Malì e cacciare con un'offensiva lampo i miliziani qaedisti dal centro nord del Paese africano, Parigi ha dato il via al ritiro graduale delle sue forze. Il primo scaglione di un centinaio di uomini ha già lasciato il Malì ma il ritiro ha soprattutto un valore politico dal momento che la presenza militare francese non è certo destinata a concludersi presto. Dopo aver speso oltre 100 milioni di euro per le operazioni contro i jihadisti la Francia intende limitare il suo sforzo in vista del dispiegamento in luglio di una missione di caschi blu dell'Onu che ingloberà i militari dei contingenti africani già presenti in Malì a presidio delle città di Timbuctù, Kidal, Gao e degli altri centri strappati dalle truppe francesi al controllo dei movimenti islamisti. Secondo quanto dichiarato dall'Eliseo entro luglio, data in cui dovrebbero tenersi anche le elezioni politiche e presidenziali, la presenza militare francese sarà dimezzata a circa 2 mila militari che dovrebbero entro fine estate ridursi a un migliaio.

Si tratterebbe per lo più di forze speciali, unità antiguerriglia della Legione Straniera, elicotteri e reparti aerei della "forza di sostegno permanente" antiterrorismo che Parigi affiancherà ai caschi blu. Un modello simile a quanto già attuato dai francesi in Costa d'Avorio e soprattutto una struttura militare che ricorda lo schieramento alleato in Afghanistan negli anni scorsi, quando a una forza di stabilizzazione sotto egida Nato (l'International Security Assistance Force) si affiancava la missione antiterrorismo Enduring Freedom composta per lo più da forze statunitensi. Le similitudini tra i conflitti maliano e afghano sono del resto molte, basti considerare che anche nel Paese del Sahel i quaedisti sono stati costretti ad abbandonare le città nelle quali però compiono regolarmente incursioni e attentati utilizzando come basi le campagne e i villaggi circostanti sui quali esercitano un controllo finora incontrastato. Ieri un kamikaze si è fatto esplodere in un mercato a Kidal provocando tre morti e quattro feriti tra una pattuglia di soldati del Ciad. Le forze di N'Djamena sono le più efficienti e combattive tra quelle africane, affiancano i francesi nell'area operativa più calda che include la regione tuareg e i contrafforti dell'Adrar, al confine algerino, dove sono barricati centinaia di miliziani. Il bilancio del conflitto dall'intervento francese del gennaio scorso vede centinaia di caduti tra le fila dei ribelli. I dati forniti dal governo maliano al 28 marzo riferivamo di 600 miliziani uccisi a fronte di 5 soldati francesi, 63 maliani, 3 della forza panafricana e 26 ciadiani. A oggi non vi sono dati ufficiali ma è credibile stimare oltre 700 caduti tra i ribelli e complessivamente un centinaio tra le truppe alleate.

Le forze internazionali e maliane esercitano di fatto un controllo solo sui grandi centri e sulle principali vie di comunicazione minacciate però dalla crescente presenza di ordigni improvvisati posizionati dagli insorti. A raffreddare gli entusiasmi circa le capacità operative delle forze africane giungono le pessime valutazioni formulate da Michael Sheehan, generale in pensione e consigliere del Pentagono per le operazioni speciali e i conflitti a bassa intensità. Le truppe dispiegate in Mali dalla Comunità economica degli Stati dell'Africa occidentali (Ecowas) sono "completamente incapaci" e non "all'altezza del compito" di combattere contro i miliziani islamici, ha dichiarato Sheehan alla commissione del Senato per le forze armate. "In questa fase, la forza Ecowas è del tutto incapace". I contingenti africani contano al momento su circa 4.300 soldati posti sotto comando nigeriano inviati da Togo, Senegal, Benin, Ghana, Niger, Sierra Leone, Costa D'Avorio e Burkina Faso, a cui si sono aggiunti 2.000 militari del Ciad che dipendono però direttamente dal comando francese. Riguardo alla missione che l'Onu sta per varare, secondo Sheehan i caschi blu dovrebbero garantire la sicurezza delle città, ma non dare la caccia ai miliziani islamici: "Questo tipo di forza dovrebbe essere in grado di controllare le città e consentire ai francesi di concentrare il proprio contingente ridotto su obiettivi di alto profilo". La caccia agli estremisti "spetterà ai francesi, forse con il nostro supporto e di altre unità specializzate, forse algerine, se riusciremo a convincerli", ha aggiunto Sheehan.

A migliorare le capacità delle forze maliane (peraltro accusate sempre più frequentemente di violenze e torture nei confronti delle minoranze araba e tuareg) dovrebbe contribuire la missione addestrativa europea Eutm-Malì. Circa 550 militari, tra i quali 200 istruttori, guidati dal generale francese François Lecointre tra i quali vi sono 19 militari italiani incluso il colonnello Stefano Di Sarra, vicecomandante della missione. L'obiettivo della missione, ha detto all'Adnkronos il colonnello Di Sarra, ''è quello di addestrare quattro battaglioni di poco meno di 700 soldati l'uno, organizzati per compagnie, al fine di migliorarne le capacità operative sino alla prontezza al combattimento''. L'addestramento, svolto presso il Koulikoro Training Centre, situato a circa 60 km a nordest della capitale Bamako, lungo il fiume Niger, ''è organizzato in forma modulare crescente, dall'addestramento dell'individuo sino a quello di battaglione, coinvolgendo in maniera progressiva anche i quadri, ufficiali e sottufficiali del battaglione. L'addestramento teorico-pratico - spiega Di Sarra - riguarderà materie che spaziano dall'impiego dell'equipaggiamento individuale al diritto umanitario nei conflitti armati, dalle trasmissioni alla topografia, dall'addestramento individuale al combattimento alle nozioni di tattica, dalle tecniche di difesa personale alle modalità di comportamento in presenza di un ordigno esplosivo''. In particolare, gli addestratori italiani si occuperanno della formazione specialistica dei soldati maliani per quanto riguarda l'impiego tecnico-tattico dei mezzi blindati. La Missione europea Eutm-Mali ha una durata prevista di 15 mesi, prevede un massimo di 24 militari italiani e diovrebbe "diplomare" il primo battaglione maliano addestrato entro luglio.

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