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Questo articolo è stato pubblicato il 13 aprile 2013 alle ore 16:04.

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CARACAS - Non è solo il suo spirito ad aleggiare sul cielo sopra Caracas. La sua "presenza" politica, il suo mito e persino la sua mistica si irradiano ovunque.
Hugo Chavez è morto poco più di un mese fa ma le elezioni presidenziali del Venezuela lo riprongono con forza: in strada, sui manifesti elettorali, nei comizi, tra gli spin doctor che suggeriscono le strategie ai candidati, il leader bolivariano è al centro della scena. Si vota oggi. Governo e opposizione delineano un futuro lastricato, in buona parte, di politiche chaviste.

Non è solo Nicolas Maduro, 51 anni, presidente ad interim, erede di Chavez, designato dallo stesso leader bolivariano, a rilanciare la politica economica degli ultimi 13 anni, il socialismo del XX1 secolo. Anche l'oppositore Henrique Capriles, 41 anni, liberista, non ha dismesso, in questa breve campagna elettorale, buona parte delle promesse e le scelte populiste di Chavez. E ripropone la politica sociale a favore dei poveri, un punto forte, irrinunciabile, per poter conquistare quei milioni di voti che negli ultimi 13 anni hanno assicurato tante vittorie a Hugo. Comunque vada, Maduro o Capriles, il Venezuela vive una crisi economica difficilmente dissimulabile. L'inflazione è vicina al 30%, il bolivar (la moneta nazionale) continua a subire svalutazioni e l'industria petrolifera attraversa una crisi palese. Il colosso energetico Pdvsa, uno Stato nello Stato, non ha accolto gli investimenti stranieri con grande entusiasmo. Anche per questo l'estrazione di greggio, che rappresenta la maggior parte degli introiti in valuta estera del Paese, ha subito una flessione.

Maduro ha proposto un aumento dei salari pari al 40%, manovra che dovrebbe bilanciare l'erosione del potere di acquisto dei venezuelani provocato dall'aumento dell'inflazione. È favorito nei sondaggi anche se la loro affidabilità non è elevata, troppo schierati.

Le presidenziali dello scorso ottobre hanno consegnato nelle mani di Chavez una vittoria schiacciante, 8 milioni di voti contro 6. Ma l'analista politico Cesar Miguel Rondon non prevede un travaso automatico di consensi elettorali da Chavez a Maduro: « Non è affatto ovvio che Maduro raccolga tutti i voti che Chavez, grandissimo comunicatore, ha sempre rastrellato. Il carisma non è facilmente trasferibile».
Anche per questo l'erede Maduro ha trasformato gli ultimi comizi in una guerra santa in onore del "figlio del Cristo dei poveri".

Maduro è stato ministro degli Esteri per oltre sei anni, dal 2006. Tre giorni dopo la vittoria di Chavez alle elezioni del 7 ottobre 2012 è stato nominato vicepresidente. Prima leader studentesco, poi autista di autobus nella capitale venezuelana, è stato un leader sindacale importante negli anni Novanta. L'incontro con Chavez risale al periodo in cui quest'ultimo era in carcere per il fallito golpe del 1992: la moglie di Maduro ed attuale procuratore generale del Paese, Cilia Flores, era uno dei legali incaricati di difendere Chavez. Eletto deputato nel 2000, nel 2006 è stato designato presidente del parlamento e nell'agosto dello stesso anno ministro degli Esteri. Gli ultimi bollettini medici sulla salute di Chavez, nelle settimane che hanno preceduta la sua morte, sono stati letti proprio da Maduro.

Sull'altro fronte Capriles ha avuto il merito di coaugulare un'opposizione frantumata, che per troppi anni ha patito sconfitte cocenti.
Convinto assertore di un liberismo in salsa tropicale è stato costretto, negli ultimi mesi, a virare a sinistra. Almeno della comunicazione politica tanto da dichiarare di volersi ispirare all'ex presidente brasiliano Lula.

Enfant prodige della politica venezuelana, Capriles è stato sconfitto alle elezioni una sola volta, nell'ottobre scorso, quando sfidò Chavez alle presidenziali e perse con il 45%. Eletto deputato per la prima volta a 26 anni, è stato il più giovane presidente della Camera dei deputati nel 1998. Poi è stato sindaco di Baruta, una municipalità dell'area urbana di Caracas abitata dalla classe media, dove è stato riconfermato per un secondo mandato con il 70% dei voti. Nel 2008 è arrivato il successo politico più grande, l'elezione a governatore dello stato di Miranda (che comprende parte dell'area urbana di Caracas), sconfiggendo Diosdado Cabello, l'attuale presidente dell'Assemblea nazionale.
Comunque vada a finire Chavez pare sopravvivere a se stesso. Per buona pace di chi ha goduto delle sue politiche assistenziali ma anche con la consapevolezza che l'economia è in crisi profonda.

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