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Questo articolo è stato pubblicato il 16 aprile 2013 alle ore 12:53.

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A 25 Km dal capoluogo, nella grande area metropolitana di Bari c'è un amministrazione che da mesi è entrata nel mirino della criminalità organizzata.
E' quella di Toritto, un paese di 8mila anime circondati da un paesaggio agrario fatto di oliveti.
Un paese come tanti se non fosse che lì la mafia barese ha deciso di non poterne più di quel sindaco – Michele Geronimo – e di quei politici che, come lui, hanno la passione per la buona amministrazione e il vizio della legalità.
Nei primi quattro mesi dell'anno intimidazioni a raffica contro il sindaco, il presidente del consiglio comunale Fabrizio Mongelli, l'ex vicesindaco Stefano Borgia e l'assessore alla Polizia municipale, Domenico Turtolo, che nella vita fa il finanziere.

Tagli di boschi, incendi di automobili, roghi nella residenza estiva del sindaco: un'escalation di minacce che non è sfuggito in primis al sindaco di Bari, Michele Emiliano, che sta guidando la protesta degli amministratori sotto il tiro della mafia. «Auspico che magistratura e Forze dell'ordine individuino nel più breve tempo possibile i colpevoli - ha commentato il sindaco di Bari - affinché questi gesti vili non restino impuniti. Michele Geronimo e gli amministratori di Toritto non sono soli perché possono contare sulle tante cittadine e cittadini pugliesi che stanno dalla parte di chi resta sempre e comunque con la schiena dritta onorando le Istituzioni e la Costituzione».

All'indomani dell'ennesimo atto intimidatorio ai danni dell'amministrazione comunale di Toritto i deputati del Pd Dario Ginefra, Ivan Scalfarotto, Francesco Boccia, Franco Cassano, Antonio De Caro, Gero Grassi, Francesco Laforgia, Alberto Losacco e Liliana Ventricelli, hanno presentato due interrogazioni parlamentari a risposta scritta. La prima rivolta al ministro degli Interni per sapere quali iniziative intenda assumere per offrire un immediato segnale di presenza dello Stato. La seconda – al ministero delle Infrastrutture e Trasporti – punta a conoscere che fine ha fatto il programma straordinario di edilizia previsto dalla legge Gozzini, approvato per il Comune di Toritto e fermo al dicastero da cinque anni.

Andrea Campinoti, Presidente di Avviso Pubblico alla notizia dell'incendio dell'auto di Fabrizio Mongelli, ha commentato: «Chiediamo con forza ai competenti organi dello Stato di garantire loro la sicurezza personale e chiediamo alla cittadinanza e a tutte le forze politiche di stringersi a loro sostegno. Avviso Pubblico è pronta e disponibile ad esserci. Scriveremo al Ministro dell'Interno perché siano messe in atto tutte le necessarie misure affinché questa strategia della tensione nei confronti degli amministratori locali cessi il più presto possibile e i responsabili di questi gesti vili e violenti siano assicurati alla giustizia».
Purtroppo sembra che le Istituzioni siano rimaste sorde agli appelli: le risorse a disposizione per le Forze dell'Ordine nell'area sono sempre le stesse e non c'è traccia di tutele, vigilanze o scorte per le persone minacciate.

«Quello che sta succedendo a Toritto è una situazione terrificante, una guerra sul controllo della droga. Le Forze dell'ordine devono prenderne coscienza e intervenire in maniera tempestiva, mettendo in moto un'azione di monitoraggio ancora maggiore, per fermare la criminalità organizzata e garantire l'incolumità a coloro che quotidianamente la combattono», ha dichiarato Cosmo Damiano Stufano, vice presidente di Avviso Pubblico.
Ci ha visto giusto Stufano. Protagonista sulla scena del traffico di droga "a" e "da" Toritto è una potentissima famiglia che per gli investigatori e gli inquirenti dà indifferentemente del tu ai clan camorristici e a quelli della mafia albanese.
Già, ci ha visto giusto Stufano, visto che, come racconta nell'intervista (si veda in pagina) il sindaco Geronimo, la giunta vuole piazzare telecamere nei punti sensibili della città, che disturberebbero e non poco i manovratori vecchi e nuovi del narcotraffico.

r.galullo@ilsole24ore.com

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