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Questo articolo è stato pubblicato il 19 aprile 2013 alle ore 06:41.

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ROMA
La Commissione per gli incarichi direttivi del Consiglio superiore della magistratura ieri si è spaccata in due: non è riuscita a trovare l'accordo su un unico nome da proporre al plenum come successore dell'attuale primo presidente della Cassazione, Ernesto Lupo, che andrà in pensione il 13 maggio. Tre consiglieri hanno votato per il presidente della Corte d'appello di Roma, Giorgio Santacroce, e gli altri tre per Luigi Rovelli, presidente della Seconda sezione civile della Cassazione. È rimasta così esclusa dalla rosa dei candidati Gabriella Luccioli, presidente di sezione in Cassazione. Relatrice di importanti sentenze – come quella su Eluana Englaro e quella che ha stabilito il principio che un minore può crescere in modo equilibrato anche in una famiglia gay – Luccioli nelle scorse settimane era stata data per favorita. Una donna al vertice della Suprema Corte sarebbe stata una novità assoluta.
Santacroce è stato proposto e sostenuto dai consiglieri delle correnti della magistratura più moderate (Riccardo Fuzio di Unicost e Antonello Racanelli di Magistratura Indipendente) e dal laico del Pdl Filiberto Palumbo. Rovelli invece dai togati di Area (il gruppo delle correnti di sinistra), Paolo Carfì e Francesco Cassano, e dal laico del Pd Guido Calvi. Ora la scelta passa all'assemblea plenaria, che si riunirà probabilmente l'8 maggio prossimo alla presenza del suo presidente, cioè del nuovo capo dello Stato. Se in plenum si riproducessero gli stessi schieramenti che ci sono stati in Commissione, alla fine la dovrebbe spuntare Santacroce, che sulla carta potrebbe contare su 14 voti (se lo votasse anche il consigliere della Lega Ettore Albertoni), contro gli otto di Rovelli, visto che questi dovrebbe avere anche l'appoggio dell'attuale primo presidente Lupo, che con lui ha lavorato fianco a fianco quando erano entrambi al ministero della Giustizia. Ma c'è pure chi prefigura i due candidati in parità anche in plenum. Uno scenario che farebbe diventare decisivo il voto del vice presidente del Csm, Michele Vietti, che, secondo il regolamento, in queste circostanze vale doppio.
Intanto ieri il Csm ha dato il via libera alla proposta del ministro della Giustizia, Paola Severino, di revisione delle piante organiche degli uffici giudiziari (in solo 50 sedi) coinvolti direttamente dalla riforma della geografia giudiziaria; ma accompagnato dall'auspicio che entro sei mesi si concluda il lavoro preparatorio che dovrà portare a una complessiva redistribuzione delle risorse a livello nazionale.
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