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Questo articolo è stato pubblicato il 19 aprile 2013 alle ore 06:39.

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MILANO
«Dal 2007 il Pil italiano è calato dell'8 per cento. Noi siamo cresciuti del 130, investendo in una filiera difficile da trasferire in Delaware o paradisi offshore. Software? No, uova: campi, mais, pulcini e galline, per scongiurare rischi di sofisticazione alimentare. Eppure, quando vado in filiale a concordare un credito, il gestore mi risponde: "Ah no, questo si chiama infragruppo". E così quello che mi fa stare sul mercato con successo, per la banca diventa automaticamente un ostacolo». Con tagliente ironia, per Gianpietro Seghezzi, amministratore delegato di Coccodì (50 anni di confezionamento uova, dai campi alla Gdo), la partita tra banche e imprese è soprattutto un gioco a perdere per mancanza di fiducia. E così l'ha raccontata ieri al 4° Forum "Banca & Impresa" del Sole 24Ore. Ma alla base della fiducia sta la conoscenza. E la fiducia è franata negli ultimi anni soprattutto per mancanza di skills. «Con l'uscita dal mercato del lavoro di migliaia di esuberi – ha aggiunto Seghezzi – le banche si sono private di competenze, conoscenza del territorio e dei settori. Oggi – conclude – in banca manca la competenza professionale e l'autonomia decisionale di chi, davanti ai report di un'azienda oggettivamente in salute – deve riconoscere se questa merita o meno la propria fiducia, preferendo un crunch "lineare" sul credito a interventi chirurgici e mirati».
Ma la professionalità non è carente solo in filiale. «Manca anche nell'immobiliare. L'Italia – ha aggiunto Manfredi Catella, managing director di Hines Italia Sgr – non si è mai data, ad esempio, una strategia di sviluppo del territorio. Sottovalutati i cambiamenti strutturali del mercato immobiliare, sono mancati interventi per valorizzare il turismo, ma di fatto non abbiamo neppure un molo strategico nel mediterraneo per collegare le due sponde, con una politica, anche locale, che si dimostra spesso scollegata da logiche di valorizzazione del territorio».
Intanto, a sostegno delle imprese, si conferma la volontà della Cassa depositi e prestiti – che ha il ruolo di veicolo unico attraverso cui il Tesoro anticiperà liquidità agli enti locali in difficoltà coi pagamenti – ad anticipare i fondi per la restituzione dei debiti della Pa, per la parte che le compete, secondo i termini previsti dal decreto 35/2013. «Il termine ultimo entro il quale devono arrivare le domande è il 30 aprile – ha sottolineato il presidente della Cassa, Giovanni Gorno Tempini –. Entro il 15 maggio la contrattualizzazione deve essere finita: la prima erogazione scatterà entro 7 giorni dalla conclusione di ogni singolo rapporto. Dunque, dopo metà maggio i termini di erogazione saranno a giorni ».
«Con un crollo degli investimenti nell'Eurozona, dal 2007, di 308 miliardi – ha aggiunto Ettore Gotti Tedeschi, presidente di F2i – è avvenuto l'equity crunch. Le banche raccolgono a breve e investono a breve. L'Italia deve fare una diagnosi e capire se vuole più Stato o più mercato. E comunque valorizzare infrastrutture e assets pubblici (autostrade, aeroporti, acqua..). Non basta privatizzare. Bisogna che, pubblico o privato, creino valore».
Ma per entrare in contatto con gli investitori le strade non sono solo bussare a una banca o quotarsi sui listini. Raggiunta due giorni fa quota 100 per le imprese iscritte al progetto "Elite" (con una crescita media del 23% dei fatturati tra 2010 e 2011 per un valore medio di 70 milioni) Raffaele Jerusalmi, ad di Borsa italiana, ha rivendicato la validità di «una vetrina – ha detto – che mette aziende in crescita e intenzionate a internazionalizzarsi, in contatto con il mercato dei capitali e che solo in ultima istanza, e non per tutti, può diventare la Borsa».
Presto saranno operativi anche gli accordi con il Fondo di Garanzia per le Pmi e con Sace, il cui amministratore delegato, Alessandro Castellano, ha invocato «più concorrenza sull'assicurazione del credito. Non vi sarebbe nulla di male – ha spiegato Castellano – nel predisporre un veicolo magari in Lussemburgo a protezione degli assets per poter fornire poi ai nostri clienti un prezzo migliorativo. Mentre in Italia le banche fanno tutto, in Germania e Francia vi è molto più spazio per società di factoring. Così come da noi il tasso di copertura degli investimenti rimane molto più basso che tra i tedeschi».
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