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Questo articolo è stato pubblicato il 21 aprile 2013 alle ore 08:16.

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WASHINGTON. Dal nostro inviato
C'è qualcosa che non ha funzionato nella fitta rete di intelligence costruita dagli americani per proteggersi da attacchi terroristici di matrice estremista islamica. Ieri, il giorno dopo una delle più brillanti operazioni di polizia e una delle più massicce cacce all'uomo mai organizzate in America, si cerca di dare risposte agli interrogativi aperti anche dal presidente Obama: «Perché l'hanno fatto? Chi lo ha fatto con loro?» Il giovane Dzhokhar Tasnarev, arrestato e ferito in modo grave ma ancora vivo, dovrebbe dare qualche risposta. Dopo la sparatoria di giovedì notte, quando è stato ucciso il fratello, si è rifugiato dentro una barca coperta da un telone al numero 67 di Franklin Street a Watertown. Lo ha scoperto il padrone della barca, che ha avvertito la polizia.
Se non l'avessero catturato Dzhorkhar sarebbe morto poco dopo. «Da lui sapremo moltissimo – ha detto uno degli inquirenti». E gli interrogatori sono già partiti in ospedale. Ma sarà la stessa “intelligence community” a doversi fare un esame di coscienza: Tamerlan era stato interrogato dall'Fbi all'inizio del 2011 su segnalazione di un governo straniero, con ogni probabilità la Russia, che lo sospettava di estremismo islamico. In un comunicato ieri l'Fbi dice di aver condotto un'inchiesta, ma di non aver trovato nulla di sospetto. Oggi sappiamo che fu un errore. Si sa che l'anno scorso il giovane, sposato con una ragazza americana di 24 anni e padre di una bambina di tre anni, era stato in Russia per sei mesi e che si è recato quasi certamente in Cecenia, dove ci sono campi di addestramento di al-Qaeda.
Le domande sono tante: anche se la autorità avevano deciso che Tamerlan non era pericoloso, perché non hanno segnalato il suo viaggio in Russia? Perché i funzionari antiterrorismo non hanno esplorato le sue pagine web e quelle del fratello che esprimono ammirazione per l'estremismo islamico? Avrebbero trovato legami sospetti con l'imam Feiz Mohamed, un ex boxer come Tamerlan, che chiedeva ai giovani musulmani di «arruolarsi fra i guerrieri santi» e predicava il salafismo, una interpretazione radicale della fede islamica sunnita. Avrebbero trovato il video di un altro imam che predicava in russo, Abdel al Hamid al-Juhani, l'ideologo e il profeta di al-Qaeda nel Caucaso. È su questo che nei prossimi giorni si cercherà di ricostruire le dinamiche di questa nuova possibile pista investigativa. Dalle prime indicazioni tuttavia i due attentatori, come ha detto il capo della polizia di Watertown, avrebbero agito da soli.
«L'America ha passato una settimana difficile - ha detto Obama - ma ha mostrato il suo carattere». Vero: la settimana scorsa l'America ha subito il primo attacco di matrice estremista islamica in casa dal 9/11; ha saputo di buste avvelenate inviate alla Casa Bianca e al Congresso; di un'esplosione catastrofica in Texas e la bocciatura del progetto per limitare l'accesso alle armi in America. Ma in cinque giorni gli esecutori dell'attentato a Boston sono stati neutralizzati, il balordo che mandava le lettere è stato a sua volta identificato e arrestato. Per la proposta di legge sulle armi si tornerà all'attacco. Per l'incidente in Texas sono già partiti massicci aiuti destinati alle famiglie. L'America dunque mostra il suo “carattere” nelle situazioni difficili, una lezione per tutti.
Ma il Paese non si fermerà all'autocompiacimento. Si approfondiranno invece le cause degli errori che hanno permesso ai due fratelli di colpire. Un processo che rafforzerà questo Paese, sempre impegnato nel suo tentativo di costruire “a more perfect Union”, “un'unione migliore”, un processo forse più difficile nella Babele di immigrati degli ultimi decenni, che hanno incluso i due fratelli ceceni, ma che non cambierà le cose: «Le nostre porte resteranno sempre aperte a tutti» ha concluso Obama.
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